Ignazio Visco: “Debito e sofferenze, Italia vulnerabile”

ROMA – “L’Italia sta vivendo una fase di incertezza politica ma il paese riuscirà a rilanciarsi”.
È il messaggio lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali. “Sono fiducioso – ha detto – che, al di là dell’incertezza politica, il nostro paese saprà ottenere risultati che servono l’interesse generale, tenendo conto di chi resta indietro e di chi arretra, liberando l’economia da inutili vincoli, rendite di posizione, antichi e nuovi ritardi”.
Visco ha definito la disoccupazione “l’eredità più dolorosa della crisi” ed ha sottolineato quanto sia indispensabile favorire la creazione nel breve termine di posti di lavoro.
“Nel 2014 – ha spiegato il governatore – il tasso di disoccupazione è stato pari a quasi il 13%, più del doppio che nel 2007. Si è ampliato il divario tra la qualità degli impieghi offerti e le aspirazioni dei lavoratori. Sono peggiorati gli standard di vita delle famiglie, soprattutto di quelle più disagiate”.
L’economia italiana è “vulnerabile” alle turbolenze dei mercati per il debito pubblico elevato e le sofferenze bancarie. Il debito e i crediti deteriorati, ha detto Visco, sono “due fattori di debolezza che riducono i margini di manovra dello Stato e degli intermediari finanziari. Entrambi rendono vulnerabile l’economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche”.
Quella di Visco è stata anche una riflessione sugli scenari possibili in caso di Italexit. Ha definito infatti un’illusione pensare che l’abbandono dell’euro risolverebbe i problemi dell’economia o che addirittura si “abbatterebbe magicamente” il debito pubblico dell’Italia.
“La competitività dell’Italia non soffre per un cambio sopravvalutato; le partite correnti della bilancia dei pagamenti sono in avanzo; è stato difeso il potere di acquisto. Le regole europee di finanza pubblica – ha spiegato Visco – contengono elementi di flessibilità, da utilizzare prestando sempre attenzione alle dimensioni e al rinnovo del debito”.
“L’uscita dall’euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia; di certo non potrebbe contenere la spesa per interessi, meno che mai abbattere magicamente il debito accumulato. A contrario – ha avvertito il governatore – essa determinerebbe gravi rischi di instabilità”.
Il governatore non ha risparmiato un “affondo” all’Unione europea. La crisi ha messo in evidenza l’incompletezza della costruzione europea, specialmente in campo economico anche a causa di una definizione di governance comune “che si è basata quasi solo su regole nella esasperata ricerca di garanzie reciproche”. Da questo “ne è risultata una Unione più forte nel proibire che nel fare”, ha affermato.
Criticare le regole di cui non si è pienamente soddisfatti, ha precisato il governatore, non è mettere in discussione il cammino dell’Europa. Ma “proseguire con compromessi successivi diventa sempre più difficile”.
Il “vero compimento” della costruzione europea “avverrà solo con lo sviluppo di istituzioni designate democraticamente a gestire la sovranità comune”, ha concluso Visco.