Che situazione ha trovato all’università di Catania?
“Sono stato eletto da circa 110 giorni e cosa fondamentale è stata quella di ricostituire tutti gli organi: il Consiglio di amministrazione, il Nucleo di valutazione, il Collegio di disciplina, il Presidio di qualità. Gran parte di essi sono organismi elettivi, quindi anche organizzare le elezioni non è stata cosa semplice. Dopo aver ricostituito tutti gli organi, qualche giorno fa abbiamo deliberato il direttore generale di UniCt, conferendo il titolo a Candeloro Bellantoni, persona di grande spessore, che proviene dall’Università Milano-Bicocca”.
Quali sono i principali obiettivi per i prossimi mesi?
“Una volta ricostituiti tutti gli organi, credo che sia opportuno agire su tre fronti, con la massima trasparenza e nel più breve tempo possibile. L’obiettivo principale è quello di dare un’impostazione moderna e fattiva all’Ateneo. In primo luogo dobbiamo operare affinché si realizzi un miglioramento della qualità della didattica, poiché ultimamente alcuni settori sono stati fortemente trascurati. Va ottimizzata la performance didattica, soprattutto per quanto riguarda le materie principali di ogni corso di studi. In alcuni settori funziona bene, in altri ci sono carenze ed è proprio qui che bisogna agire a favore degli studenti, per evitare la perdita di quest’ultimi. Quello che si verifica sempre di più è che molti si iscrivono nella nostra Università nel primo triennio e poi per il biennio successivo, che gli consente di arrivare alla laurea magistrale, non rimangono a Catania. Abbiamo cercato di capire quali fossero i motivi di questa scelta, arrivando alla conclusione che molto spesso i bienni ricalcano troppo i trienni, non portano molta innovazione didattica. Un altro motivo, è che in alcune Università del Nord i bienni hanno collegamenti molto stretti con il mondo del lavoro. Al Sud manca proprio questo passaggio. Nel territorio di Catania e provincia abbiamo circa 80.000 imprese e sto creando rapporti con le principali di esse in modo da realizzare un collegamento tra mondo universitario e mondo del lavoro: l’obiettivo è quello di trovare occupazione per i siciliani in Sicilia.
Secondo campo d’azione è quello della ricerca: noi siamo fortemente penalizzati in tutti i ranking internazionali su questo tema, poiché da noi ci sono ricercatori eccellenti, che sono il top a livello internazionale in alcuni settori, però la media non è elevata. Occorre dunque innalzarla cercando di far diventare più produttivi coloro che lo sono poco: abbiamo messo in atto una serie di incentivi, come per esempio quello di creare fondi per la ricerca assegnati ai dipartimenti stessi. Occorre che si mettano in pratica programmi di ricerca multidisciplinari, che hanno maggiore riscontro a livello internazionale. I progetti di ricerca migliori vengono scelti da equipe esterne, in modo che possano essere valutati quanto più oggettivamente possibile, senza influenze locali.
Altra azione fondamentale è quella di internazionalizzare l’Università: la mia idea, che spero di portare a termine, è quella di creare un ufficio dell’Università di Catania a Bruxelles. I maggiori fondi per la ricerca provengono dall’Europa, quindi la nostra presenza lì, a contatto diretto, non può che essere d’aiuto e così facendo si potranno indirizzare i bandi secondo quello che è necessario al nostro territorio. Noi, per esempio, siamo fortissimi in fisica, in chimica, ma con fondi maggiori potremmo fare di meglio. Internazionalizzare significa anche avere collegamenti con altre nazioni e cercare di far decollare la ricerca con scambi culturali e scientifici”.
Quanti studenti conta l’Ateneo? E qual è, allo stato attuale, la situazione finanziaria con cui dovete fare i conti?
“L’Università di Catania ha 49.000 studenti, con un bilancio di 240 milioni di euro. Il governo ci da sempre di meno: siamo passati da 190 milioni nel 2006 ai recenti 156 milioni, dunque ci hanno tolto una bella quota. Dalle tasse ricaviamo circa 30 milioni di euro e questi dati fanno capire che così riusciamo ad amministrare, ma non riusciamo a creare progetti di sviluppo importanti. Ecco perché occorrerebbero altre entrate per consentirci di muoverci con una maggiore tranquillità”.
Il personale dell’Università è adeguato alle vostre esigenze?
“Di recente sono stati banditi 140 concorsi, cosa mai avvenuta all’Università di Catania: 20 posti per professori di prima fascia, 20 posti per professori seconda fascia, 22 ricercatori di tipo B, 38 ricercatori di tipo A, 40 posti per personale tecnico-amministrativo per le stabilizzazioni dei precari. In tutto 40 stabilizzazioni per precari, 50 progressioni di carriera e 50 nuove assunzioni. Per circa un anno e mezzo la situazione è stata quasi del tutto ferma, senza nessun concorso e far ripartire questo processo, fondamentale per l’Università, è stato sicuramente un grande successo. A breve bandiremo altri sei posti per esterni come docenti: esterni significa che non hanno avuto rapporto con l’Università di Catania negli ultimi tre anni”.