Ricerca, risorse per 600 milioni di euro

PALERMO – C’è grande attesa per il bando del Miur sui 12 cluster tecnologici che permetterà di finanziare progetti per 350 milioni di euro che coinvolgono, a vario titolo, imprese, università e centri di ricerca nello sviluppo delle nuove tecnologie. Il Miur, inoltre, sarebbe pronto a spingere ancora la ricerca con altri 250 milioni di euro che serviranno per assumere nuovi ricercatori e per finanziare i progetti di ricerca interesse nazionale (prin) destinati agli atenei. Due anticipazioni che sono arrivate nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore.
I cluster tecnologici nazionali rientrano nell’ambito del Programma nazionale per la ricerca che “crea quindi le premesse per un migliore ecosistema dell’innovazione – si legge nel documento del Miur – e mette a disposizione del sistema nazionale di ricerca un’infrastruttura intermedia di soft-governance”.
In questo senso sono stati individuati i cluster tecnologici nazionali che rappresentano lo “strumento principale per raggiungere gli obiettivi di coordinamento pubblico-pubblico (Stato-Regioni-Amministrazioni locali) e pubblico-privato, cui viene affidato il compito di ricomposizione di strategie di ricerca e roadmap tecnologiche condivise su scala nazionale”.
Queste strutture sono state costituite per generare piattaforme di dialogo permanente tra sistema pubblico della ricerca e imprese. I numeri relativi ai primi otto cluster sono stati forniti dal ministero: 456 soggetti tra cui 112 appartenenti al sistema della ricerca pubblica e 344 a quello della ricerca industriale, ripartiti questi ultimi in 140 grandi imprese e 204 piccole e medie imprese. Agli otto cluster tecnologici avviati in prima battuta (aerospazio, agrifood, chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità e trasporti, salute, smart communities, tecnologie per gli ambienti di vita) se ne sono aggiunti altri quattro per completare il presidio delle dodici aree di specializzazione: blue growth, design creatività made in Italy, energia, cultural heritage.
Il bando per la ricerca industriale si innesterà appunto su questi 12 settori ed è aperto a partenariati pubblico-privati con dieci partecipanti al massimo e progetti da presentare nei 12 settori. I progetti accolti potranno ricevere un contributo compreso tra 1 e 5 milioni di euro, cioè circa la metà del finanziamento totale del progetto di ricerca. La distribuzione dei 350 milioni di euro non avverrà  in maniera uguale tra le 12 aree: circa il 50% sarà riservato a tutte le aree, mentre il resto è riservato alle 4 principali (industria 4.0, salute, cibo e aerospazio). Si lavora anche su altri fronti grazie al recupero dei fondi non spesi dall’Istituto italiano di tecnologia, si tratta di circa 250 milioni che serviranno per l’assunzione dei ricercatori e per il potenziamento dei Prin.
Tra i sei programmi di intervento previsti all’interno del Programma nazionale del Miur c’è anche l’obiettivo di puntare sul Mezzogiorno e in tal senso “vengono poste in essere azioni prioritarie per il sostegno alla ricerca e innovazione in quest’area del Paese, ponendo in sinergia Programma Operativo Nazionale, Programmi Operativi Regionali e risorse ordinarie”. Ce ne sarebbe un gran bisogno. In Sicilia ci sono numeri minimi per propensione all’innovazione da parte delle imprese attive – l’Isola è all’ultimo posto con la Campania, dati Istat – mentre anche l’investimento in ricerca sul pil, sia da parte di pubblico che del privato, è sempre tra i più bassi a livello regionale.