La gente comune si accorge quando ascolta e vede una personalità che ha i requisiti indicati. Purtroppo, spesso, non distingue il capo carismatico dall’affabulatore o dal televenditore. Questo perché non possiede una sufficiente cultura che squarci il velo dell’ignoranza e che consenta di valutare quello che si ascolta.
Il leader scatena l’invidia dei mediocri, i quali sapendo di non avere sufficiente capacità non ammettono che qualcuno possa agire e operare meglio di loro. Quindi cercano di abbatterlo secondo la regola che tutti debbano stare nella polvere e nessuno deve emergere.
Ma questa mentalità è contraria alle regole morali secondo le quali i meritevoli devono andare avanti e gli incapaci devono stare indietro.
Nel nostro Paese tutti parlano dei diritti, quasi nessuno dei doveri, che vengono prima. Cosicché i doveri vengono trascurati mentre i diritti vengono urlati in ogni circostanza col supporto dei cattivi giornalisti che invece dovrebbero sempre tenere presente il Testo unico dei loro doveri, del 27 gennaio 2016.
La politica dovrebbe essere il massimo esercizio conforme ai valori etici. Ma non è così.
Un errore grosso è avere collegato il referendum del 4 dicembre alla sua persona, non comprendendo che l’invidia di tutte le altre parti politiche – che fra di loro si scannavano – è riuscita a far concentrare sul “No” sei votanti su dieci.
Altro errore, seppure di minore dimensione, è stato quello di lasciare in sella Rosario Crocetta, dal 2013 in avanti, consentendogli di creare danni socio-economici all’Isola. Ulteriore sbaglio è stato quello di consentire il teatrino dell’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Voltata pagina, è ricominciata la risalita che potrà consolidarsi a condizione che finisca di pensare a coalizioni e proponga agli italiani un programma concreto di riforme per la crescita.
Berlusconi ha dimostrato ancora una volta di avere carisma, facendo lievitare i consensi di Forza Italia. Se l’udienza davanti alla Corte europea del 22 novembre gli sarà favorevole, lo vedremo protagonista delle elezioni 2018.
Prodi non è un parlatore, ma è un cervello fino. Non è escluso il suo ritorno sulla scena politica, che ci guadagnerebbe.