Roma: 41 i condannati ma non è mafia Capitale

ROMA – L’aggravante dell’associazione mafiosa è caduta, ma con la sentenza del processo di ‘Mafia Capitale’ sono arrivate 41 condanne e solo 5 assoluzioni. Il tribunale di Roma ha infati condannato Salvatore Buzzi a 19 anni di reclusione, 20 anni per Massimo Carminati, 11 per Luca Gramazio, ex capogruppo del Pdl in Comune. Per l’ex capo dell’assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd) la corte ha deciso una pena di 6 anni di reclusione. Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Undici anni per il presunto braccio destro di Carminati, Ricardo Brugia, 10 per l’ex Ad di Ama Franco Panzironi. L’ex minisindaco del municipio di Ostia, commissariato per infiltrazione mafiose, Andrea Tassone è stato condannato a 5 anni.
Sono cinque, invece, gli assolti, a partire dall’ex dg di Ama Giovanni Fiscon, per il quale erano stati chiesti 5 anni. Poi l’ex sindaco di Castelnuovo di Porto Fabio Stefoni e Giuseppe Mogliani per i quali la procura aveva chiesto rispettivamente 4 anni e 6 anni. L’assoluzione ha riguardato anche i due presunti `ndranghetisti Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero per i quali la Procura aveva chiesto 16 anni di carcere.
Rispetto alle richieste della Procura che aveva proposto per tutti gli imputati 5 secoli di carcere, i giudici della decima Corte presieduta da Rosanna Ianniello hanno inflitto oltre 250 anni di carcere, dimezzando di fatto le pene. I giudici hanno detto che “la mafia a Roma non esiste, come andiamo dicendo da 30 mesi” ha detto l’avvocato di Massimo Carminati, Giosuè Naso.
 «Sono state riconosciute quasi tutte le ipotesi corruttive contestate, devo leggere con attenzione il dispositivo. E’ stato un fenomeno di criminalità organizzata non mafioso», ha detto invece il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. E ha aggiunto: «Le sentenze non devono deludere, devono essere rispettate – aggiunge – In parte la sentenza riconosce la bontà dei fatti contestati. Ci deve essere per chi fa il mio mestiere un approccio quanto più possibile laico e razionale. Ma faremo appello».
“Ringraziamo la Procura e le forze dell’ordine che hanno collaborato al processo. Un processo che è una ferita molto profonda nel tessuto di Roma, i romani lo sanno bene”, ha detto il sindaco di Roma, Virginia Raggi, commentando la sentenza. “Noi dobbiamo ricucire i lembi di questa ferita – ha detto Raggi – attraverso un percorso non facile di legalità, dobbiamo mantenere la guardia alta”. Raggi ha aggiunto che “le associazioni crimnali hanno condizionato pesantemente le scelte politiche, i danni li viviamo tutti i giorni: il nostro scopo è andare avanti nel solco della legalità”, ha concluso.