Via da Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo: “Vendetta pianificata da tempo”

PALERMO – L’assemblea regionale siciliana legifera sul futuro di Riscossione Sicilia, la partecipata regionale da tempo nell’occhio del ciclone soprattutto per le polemiche tra l’amministratore unico Antonio Fiumefreddo e gran parte della deputazione di Palazzo dei Normanni. 
Si tratta di una “norma-compromesso” riscritta mercoledì durante una pausa dei lavori dell’Ars e contestata dal M5s, dopo che il governo Crocetta era stato battuto, col voto segreto, su un emendamento soppressivo dell’articolo inserito nella cosiddetta ‘finanziaria bis’ che prevedeva l’immediata liquidazione di Riscossione Sicilia.
La norma varata prevede l’avvio delle procedure di liquidazione ma dà tempo alla Regione fino al 31 dicembre del 2018 per stipulare un’apposita convenzione con il ministero dell’Economia “che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data 31 dicembre 2016”. Nella partecipata Riscossione lavorano circa 700 persone. Il rapporto tra Fiumefreddo e l’Ars si era incrinato nei mesi scorsi dopo la pubblicazione sulla stampa di un elenco di parlamentari regionali morosi col Fisco. Da allora c’è sempre stato un clima di tensione attorno a Fiumefreddo che durante una audizione venne quasi a contatto fisico con il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Vincenzo Vinciullo (Ap), prima di essere allontanato dalla stanza dagli assistenti parlamentari su richiesta di alcuni deputati. L’unico a difendere a spada tratta Fiumefreddo era stato il governatore Rosario Crocetta che l’ha voluto, e poi confermato dopo un primo tentativo di estrometterlo, alla guida di Riscossione.
 
Duro il commento di Fiumefreddo: “È una vendetta pianificata da tempo. Un agguato voluto per punire chi ha osato fargli notare che la legge si applica anche a loro. Lascio Riscossione in attivo, avendola risanata dopo 21 anni di perdite e avendo dimostrato che non ci sono santuari da proteggere”. La norma congela sino a fine 2018 la liquidazione della società pubblica che riscuote le imposte nell’isola ma che prevede un nuovo Cda di tre componenti, incarico che “non può essere conferito a coloro i quali abbiano svolto, nei cinque anni antecedenti, funzioni e compiti di amministratore nella società”. Fiumefreddo ha aggiunto con amarezza che “L’Ars ha varato una legge contra personam, una fatwa, avrebbero potuto semplicemente scrivere: Fiumefreddo deve andar via – Naturalmente, è enorme il danno arrecato ai siciliani che regaleranno a Roma circa 1 miliardo di euro l’anno. Il Palazzo è abitato da marziani, nemici dei cittadini, che cercano solo camerieri. Ho cercato di servire la mia terra con onestà e continuerò a farlo non rinunciando a lottare un sistema violento ed inadeguato. L’afa uccide solo d’estate”.