Il ritorno dell’Ars: riprende il costoso nulla

PALERMO – Come prevedibile, l’Assemblea Regionale Siciliana anche ieri non ha combinato nulla. Era il primo giorno dopo la pausa estiva e il Parlamento avrebbe potuto lavorare visti i numerosi disegni di legge in sospeso. O per lo meno coloro che si ricandidano alle elezioni del prossimo 5 novembre avrebbero potuto dare un segnale ai propri elettori.
 
E invece nulla di fatto, è mancato ancora una volta il numero legale e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone non ha potuto fare altro che rinviare al 19 settembre alle 16, con all’ordine del giorno solo le “comunicazioni”, con conseguente chiusura della sessione. Finisce così questa legislatura, dove hanno avuto preminenza le assenze dei deputati e del governo, dove le polemiche sono state l’argomento principale. Tra i disegni di legge da approvare, rimane quello sulla riforma del Consorzio autostrade, approvazione che era stata sollecitata in questi giorni anche dai sindacati.
 
La conferenza dei capigruppo aveva deciso la ripetizione della votazione finale ma al momento del voto erano presenti solo 15 deputati e quindi è mancato il numero legale. Una occasione mancata e ormai nel corso della prossima seduta, che si terrà il 19 settembre, è prevista solo l’approvazione dei verbali ella seduta precedente e eventuali comunicazioni con conseguente chiusura della sessione. Diverse le leggi e le riforme rimaste palo e incompiute, come quella sulle ex province. Dura l’opposizione. “La maggioranza a Palazzo dei Normanni – accusa Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia – disertando per l’ennesima volta l’Aula, ha dato prova anche oggi di non rispettare i siciliani, impedendo la votazione della norma sulla fusione Cas-Anas.
 
Impegnati più alla ricerca dei voti per le prossime elezioni che non a individuare soluzioni concrete ai problemi, i partiti di maggioranza hanno agito irresponsabilmente anche nell’ultima seduta – ha detto Falcone –  Il 5 novembre saranno le urne a decretare la fine di una gestione di centrosinistra quanto mai scellerata del sistema Sicilia”. Intanto rinasce il gruppo Udc all’Ars grazie ad un cospiscuo cambio di casacche. Vi confluiscono Pietro Alongi che lascia il partito di Alfano (Ap), Vincenzo Figuccia (ex FI) che aveva avuto nei giorni scorsi alcuni botta e risposta in merito all’operato di Gianfranco Micciché, Gaetano Cani (Centristi per la Sicilia); Girolamo Turano (attualmente capogruppo del Misto); Alfio Barbagallo (Lista Musumeci – #Diventera’Bellissima). 
 
E, se finora si è parlato di candidati a Presidente, a breve sarà la volta dei candidati al semplice seggio di parlamentare. Ma i posti si sono ridotti di molto: poco più di 60 seggi (Due seggi infatti saranno appannaggio del Presidente regionale ed del primo dei non eletti, che dovrebbe essere chiamato a svolgere i compiti di capo dell’opposizione).
 
In più, la legge elettorale prevede il listino del Presidente, a cui toccheranno 6 seggi. I sondaggi cominciano ad affollare le pagine dei media. Il primo sondaggio quello di Demopolis che dipinge la scena politica siciliana a 60 giorni dalle elezioni come una sfida a due tra il candidato dei Cinquestelle, Cancelleri, e quello del centro destra Musumeci. A pesare sulla coalizione di centrosinistra, secondo Demopolis, vi è l’eredità del Governo uscente. Ma a dire il vero, anche le divisioni interne, poiché una parte del Pd ha deciso di appoggiare Claudio Fava.