MESSINA – Ponte sullo Stretto, fine delle incertezze: l’opera si fa e oggi iniziano i lavori nel primo cantiere, sul versante calabrese, con la deviazione della linea ferroviaria, mentre l’avvio delle attività in Sicilia è previsto nel 2010.
Gli effetti si vedranno subito e le ricadute sul territorio saranno notevoli. Tra tecnici e operai, i lavoratori coinvolti direttamente saranno 7 mila, mentre per l’indotto si prevedono 40 mila unità di personale ogni anno, che “invaderanno” strutture alberghiere, di ristorazione e ludiche. Senza contare l’economia turistica: le presenze nell’Isola aumenteranno anche durante la costruzione del Ponte, che sarà un attrattore di visitatori.
Oggi è una data storica per la Sicilia, per l’Italia e per l’Europa. Dopo un’attesa di quasi quarant’anni (nel 1971 il governo Colombo approvò la legge n. 1158 che autorizzò la creazione di una società di diritto privato a capitale pubblico, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario) apre oggi il primo cantiere per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Slittata la prevista cerimonia di posa della prima pietra, a causa dell’aggressione subita dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, da oggi siamo al “punto del non ritorno, nel senso che il ponte si farà”, come ha precisato Pietro Ciucci, presidente dell’Anas e amministratore delegato della Stretto di Messina spa. L’avvio dei lavori riguarda per ora il versante calabrese, con l’opera propedeutica Variante Cannitello: la deviazione dell’esistente linea ferroviaria tirrenica, per non interferire con il futuro cantiere della torre del Ponte.
“Va sottolineato – spiega Ciucci – che il progetto è in fase realizzativa grazie anche a un aspetto innovativo dell’accordo stipulato a fine settembre 2009 con il contraente generale Eurolink, di cui Impregilo è capofila (spiccano anche la spagnola Sacyr e la giapponese Ishigawa), finalizzato all’aggiornamento del contratto del 2006. L’accordo prevede l’individuazione di opere propedeutiche da cantierare nell’immediato, anticipando l’esecuzione di opere già previste dal contratto, funzionali anche alla viabilità locale”.
L’avvio dei lavori in Sicilia è previsto, così, nel corso del 2010, con la realizzazione del collegamento autostradale Annunziata-Granatari e parte delle opere e misure compensative e mitigatrici che dovranno essere deliberate dai Comuni nei tempi previsti. Inoltre, l’avvio delle attività da parte del contraente generale comporterà i lavori di esecuzione delle indagini topografiche e geognostiche, nonché delle attività di monitoraggio ante operam e relativo controllo.
Il Ponte darà, quindi, un forte contributo al rilancio economico del Paese: nella sua realizzazione sono coinvolte direttamente una quindicina di primarie aziende italiane ed estere. Molte altre, diverse centinaia, saranno impegnate nelle varie fasi. Gli effetti economici si produrranno da subito, difatti, progettazione definitiva significherà anche rilevanti attività di cantiere, che a loro volta daranno il via al relativo Project management e al Piano di monitoraggio ambientale.
L’avvio delle opere propedeutiche favorirà nell’immediato positive ricadute socioeconomiche, successivamente, nel picco massimo della realizzazione, saranno oltre 7 mila i lavoratori direttamente impegnati nella costruzione, a cui si aggiungerà l’indotto, per un totale di 40.000 unità/anno, limitatamente alle regioni dello Stretto. Tutto ciò avrà ricadute ingenti anche sul settore ricettivo-alberghiero e ludico (gli operai dovranno pur mangiare, dormire e trascorrere del tempo da qualche parte). Il Ponte avrà ripercussioni positive anche per l’economia turistica, con un sensibile aumento delle presenze, una volta entrato in funzione, dovute alla migliorata accessibilità, di breve e di lunga percorrenza, verso le mete siciliane. Anche l’esistenza del “manufatto” può divenire essa stessa un importante attrattore turistico. Una sorta di brand per tutta la Sicilia.
Il progetto del ponte e dei circa 40 km di raccordi, approvato dal Cipe nell’agosto del 2003, aveva un costo complessivo di 4,6 miliardi di euro. L’opera, messa a gara con una base d’asta di 4,4 miliardi, al netto dei costi per il Project management e il Monitoraggio ambientale, è stata contrattualizzata nel 2006 a 3,9. L’onere complessivo è stato stimato in circa 6,3 miliardi.
Il Piano finanziario è stato aggiornato e approvato alla luce dei nuovi valori e del cronoprogramma, confermando quanto a suo tempo predisposto: copertura del 40% attraverso un contributo pubblico e un aumento di capitale della Stretto di Messina Spa; restante 60% reperito tramite finanziamenti sui mercati nazionali e internazionali dei capitali, secondo lo schema tipico del project financing.
In particolare, per coprire il 40%, pari a 2,5 miliardi di euro, il Cipe nella seduta del 6 marzo 2009 ha deliberato uno stanziamento di 1,3 miliardi in sostituzione dei fondi della Fintecna, ex azionista di maggioranza. La quota residua è assicurata sotto forma di capitale della società, tenuto conto della ricapitalizzazione di 300 milioni, già posta in esecuzione nell’ottobre 2003. Per i restanti 900 milioni, l’Assemblea degli azionisti lo scorso lunedì ha deliberato l’aumento di capitale, anche a seguito delle decisioni assunte dal Parlamento e dal Cipe.