Poi c’è Europass, sul cui portale vi sono i cinque documenti necessari per presentarsi nel mercato europeo: Europass cv, Passaporto delle lingue, Europass mobilità, Supplementi delle certificazioni, Supplementi al diploma. Si tratta di una miniera, perlopiù sconosciuta nel nostro Paese e nella nostra regione.
C’è la grave situazione esposta dal rapporto sui giovani tra i 18 e i 24 anni denominati Neet (Not – engaged – in education, employment or training), i quali non vanno a scuola, non frequentano l’Università, non sono iscritti ai corsi di formazione regionale, non cercano lavoro: insomma, sono degli autentici fannulloni.
Di questi, la nostra Isola è piena, con l’aggravante dell’opposto, e cioè che i giovani siciliani brillanti vanno via perché qui non trovano mercato e anche perché non sopportano, da persone competitive, di lavorare in un ambiente non idoneo a mettere in risalto le loro qualità.
Da noi, c’è la questione dei precari nella Pubblica amministrazione, gente entrata senza concorso ma che si trova in quei posti da decenni. Il lavoro nella Pa non è una cosa seria, perché la maggior parte dei dipendenti non è responsabilizzata e perché il merito non è riconosciuto.
Il bisogno di lavorare, il piacere di lavorare. Molti dipendenti agognano il momento in cui andranno in pensione e non si cautelano cercando un’altra attività seria per tenere il cervello occupato.
Cosicché, quando smettono di andare sistematicamente nel proprio ambiente lavorativo, sono attaccati da una reazione negativa che li porta spesso al decadimento. Sì, perché la persona umana ha bisogno di stare in attività, indipendentemente dal fatto che essa corrisponda a un lavoro remunerato o non remunerato, come può essere quello del Terzo settore.
Proprio quando non c’è il bisogno, quest’ultimo va sostenuto. Non sembri un calembour, si tratta della ribadita necessità di far funzionare il cervello dandogli delle mete, perché senza un minimo di obiettivi esso si rammollisce, si rattrappisce e finisce per non funzionare più, con la conseguenza che fa avvizzire anche il corpo.
Quello che scriviamo non è teoria, ma concretezza basata su vita vissuta e sulla constatazione di quante persone muoiono prima ancora della cessazione del loro corpo. Perciò bisogna sempre guardare avanti, col piacere di vivere e col piacere di essere.