Il caso Caruso riaccende riflettori sullo sfruttamento dei portaborse

ROMA – La vicenda della stagista del parlamentare nazionale Mario Caruso, di origine siciliana e appartenente al gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico, riporta alla ribalta la annosa questione dell’inquadramento dei cosiddetti “portaborse”. Questi i fatti: Federica accetta di fare uno stage di un mese e mezzo non retribuito nell’ufficio del deputato Mario Caruso, dal quale una sera riceve la proposta di ottenere il posto fisso in cambio di sesso.
Il gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’ alla Camera, dopo una riunione, ha deciso di chiedere al deputato Caruso di scusarsi con la collaboratrice e di pagarle il dovuto. Si spinge più in là il segretario di “Possibile” Pippo Civati, lanciando un appello alla Presidente della Camera, Boldrini per impegnare il governo a creare un contratto collettivo conforme alla tipologia dei rapporti di collaborazione con riferimento a quelli tra deputati e collaboratori, per estendere a questi ultimi trattamenti economici e normativi univoci.
Alla Camera attualmente è previsto per ogni deputato un rimborso pari a 3.690 euro al mese che viene corrisposto per un importo fino a un massimo del 50% a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell’ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche.- per un importo pari al 50% forfettariamente e questo significa che non deve essere rendicontato. In Sicilia sul sito istituzionale dell’Assemblea regionale siciliana, alla voce Amministrazione trasparente si legge che il “Rimborso delle spese inerenti i collaboratori dei deputati”. La disciplina attuale, in vigore dal 1° gennaio 2014, prevede che, per la parte residua della legislatura in corso, sono rimborsabili, nei limiti di 3.180 euro mensili, le spese sostenute da ciascun deputato per contratti di lavoro esistenti stipulati con i deputati alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 1/2014. L’erogazione del rimborso ha luogo alla presentazione dei documenti idonei comprovanti la spesa sostenuta”. Di fatto questa figura professionale non viene retribuita come dovrebbe e il “portaborse” corre sempre il rischio di essere lasciato in mezzo ad una strada nel caso in cui il deputato non venga rieletto o perché viene trovato qualcun altro più conveniente.