Il Presidente ha lanciato un altro fermo monito a quei giudici, per fortuna pochi, e a quei Pubblici ministeri, non molti, cui piace fare la Wanda Osiris della scena. Ha raccomandato di essere sobri e muti, di parlare solo con le sentenze e poco nei microfoni, in modo che le loro decisioni, non solo debbano essere obiettive, ma devono anche sembrarlo.
Quando i magistrati giudicanti si esprimono in nome del Popolo italiano, interpretano la Democrazia al suo livello più alto. Il Popolo è Sovrano anche se dimentica spesso di esserlo ed elegge dei mandatari in Sua rappresentanza, i quali poi operano come se loro fossero i padroni del vapore.
In altri termini, chi occupa indegnamente i posti istituzionali, si comporta non già al servizio del Popolo che gli ha conferito il dovere-potere di amministrare la Cosa pubblica, bensì ritenendo che il Popolo sia al proprio servizio: una vergognosa inversione dei ruoli.
Ma il Popolo ci mette del suo: infatti, non si comporta come un sovrano che controlla continuamente e assiduamente l’operato dei propri mandatari. Si disinteressa della Cosa pubblica e di coloro che l’amministrano, salvo poi protestare nel momento del voto con un atto antidemocratico: l’astensione.
La questione della distinzione dei ruoli tra magistrati requirenti e giudicanti è vecchia come il cucco. Più volte, alcune parti politiche hanno tentato di porre la questione della separazione delle carriere, ma il Parlamento non ha mai preso in esame neanche i relativi disegni di legge. Eppure, la questione esiste. Più volte abbiamo conversato con quei magistrati, i quali con molta serenità hanno confermato come la mentalità dell’accusatore sia abbastanza diversa da quella di chi deve prendere in esame, si ripete, in modo imparziale, le tesi delle due parti processuali.
Non sappiamo se il prossimo governo e la prossima maggioranza prenderanno in esame la questione, ma sappiamo che essa resta sul tappeto con tutta la sua incongruità.
I magistrati giudicanti sono una garanzia per i cittadini, i quali devono avere sempre fiducia in loro e anche in quegli accusatori che non possono dimenticare mai di essere magistrati. Ciò a tutela della loro onorabilità e di quella dei cittadini stessi.