Albo formazione “illegittimo”? Sulla Regione aleggia il ricorso

PALERMO – La querelle sulla formazione professionale va avanti su due binari. Se da una parte l’Avviso 8 continua ad essere motivo di discussione e polemica, in una lunga attesa di un avvio delle attività che sembra essere sempre più improbabile, dall’altra i lavoratori si trovano a vedere il proprio nominativo continuamente dentro o fuori l’Albo degli operatori della Formazione Professionale. Un albo che dovrebbe “proteggere” tutti coloro che hanno lavorato del settore a tempo indeterminato prima del 31 dicembre 2008, ma che sembra non avere le basi legislative per mantenere in piedi questo muro ed impedire a chi voglia di iscriversi.
Lo studio legale Fasano, ormai diventato famoso per il suo impegno nella difesa del personale del settore che ha visto negati i propri diritti, sta preparando un ricorso collettivo da parte di tutti coloro che sono stati esclusi dall’elenco. Secondo gli avvocati del team, l’aver svolto anche un solo giorno di servizio in attività riconducibili alle politiche attive del lavoro, permette oggi, a tutti i lavoratori del comparto, di pretendere l’iscrizione nell’albo. Il ministero del Lavoro, del resto, ha chiaramente specificato che le Politiche attive per il lavoro sono volte a promuovere l’inserimento lavorativo di tutti i soggetti che si trovano in una condizione anagrafica compatibile con il lavoro e che ambiscono a lavorare, proteggendo pertanto, la loro posizione all’interno del mercato del lavoro, nonché il loro reddito nei periodi di passaggio da un’occupazione ad un’altra. 
“L’interpretazione resa dalla Regione, quindi – scrivono dallo studio Fasano – è lesiva del principio di eguaglianza di cui all’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale, considerato che finirebbe col porre su piani diversi i potenziali aspiranti allo svolgimento di tali attività, costituendo uno strumento restrittivo della possibilità di ottenere un impiego”.
Possono fare ricorso gli operatori iscritti all’albo della Formazione professionale, che oggi sono stati estromessi dall’elenco unico. Il ricorso verrà presentato al Tar Palermo. Intanto, l’ultimo aggiornamento, con scadenza 30 giugno, è stato rimandato al 30 novembre “considerato che – come si legge nel decreto – la materia relativa è attualmente oggetto di riforma in itinere presso l’Assemblea regionale siciliana”.
Presentato al suo nascere come strumento per la selezione del personale, allo scopo di tutelare i lavoratori che rispondevano a tutti i requisiti richiesti, e quindi sfoltire l’enorme massa di operatori che orbitano intorno al mondo dei corsi di formazione, ha via via nel tempo perso senso e finalità. Lo ha detto anche il Tar, che ha accolto il ricorso di una serie di lavoratori esclusi proprio a causa della propria data di assunzione.
“L’iscrizione all’albo della formazione professionale – hanno detto i giudici – non può essere limitata a determinate categorie di soggetti, né subordinata a requisiti che nella legge non trovano riscontro. L’albo è stato istituito con una legge regionale, ed è la stessa che ne disciplina i presupposti per l’iscrizione”. Una condizione che vanifica l’obiettivo iniziale dell’Albo, che voleva contenere le assunzioni in un settore ormai allo sfascio, che necessita, per coprire le spese del personale, che ammonta a circa 8.000 persone, a cifre troppo grandi per essere sostenute dalle casse ormai vuote della Regione Siciliana, che si è già rivolta alla Comunità Europea per riempire le casse, ma che necessità di trovare una soluzione definitiva ad un problema occupazionale che coinvolge molte, troppe famiglie sul territorio.