Impresentabili e condannati sugli scranni dell’Ars, ieri e oggi

PALERMO – La politica siciliana continua ancora a far parlare di sé più per le vicende giudiziarie in cui si trova coinvolta che per l’attività svolta al servizio dei cittadini. Il dibattito sulla campagna elettorale così come il post elezioni sono stati condizionati pesantemente dalla questione dei cosiddetti “impresentabili”.
 
Ultimo, per ordine di cronaca, è il caso dell’arresto per estorsione del candidato grillino non eletto Fabrizio La Gaipa. Il problema è già noto, dunque e lo stesso Musumeci, durante il Governo Crocetta, aveva proposto, quando era a capo dell’Antimafia regionale, un Codice etico per gli eletti a cariche pubbliche, poi annacquato da numerosi emendamenti e mai arrivato in Aula.
 
L’arresto di De Luca, neo eletto in Assemblea regionale nelle file dell’Udc, a pochi giorni dalle elezioni, ha scoperto il vaso di Pandora e acceso nuovamente i riflettori su una vicenda tanto vecchia quanto delicata. In Sicilia, per esempio, solo nelle ultime due legislature si contano sette deputati regionali sospesi o decaduti a seguito di condanne.
 
Durante il Governo Crocetta, si ricorda la vicenda di Salvino Caputo (all’epoca Pdl), oggi commissario provinciale di Noi con Salvini a Palermo, condannato per abuso di ufficio per fatti risalenti a quando era sindaco di Monreale, Francesco Cascio (Ncd), condannato a due anni e otto mesi per corruzione, e Francesco Riggio (eletto Pd, poi passato al gruppo Misto), condannato a cinque anni e otto mesi per truffa relativa ai fondi Ciapi.
 
A questi si aggiungono le condanne di Franco Rinaldi (prima Pd, poi Forza Italia) e Roberto Clemente (Cantiere popolare), rimasti tra i banchi di Sala d’Ercole perché, stando alla legge Severino, tali reati, gestione illecita dei fondi destinati alla Formazione professionale per il primo, e corruzione elettorale per il secondo, non prevedono la sospensione o la decadenza. Senza dimenticare l’arresto di Girolamo Fazio (Pdl, poi Gruppo Misto), nell’ambito dell’inchiesta sull’assegnazione di fondi per il trasporto marittimo. L’ex parlamentare, a cui sono stati revocati i domiciliari, ha adesso l’obbligo di dimora.
 
Durante il Governo Lombardo, Santo Catalano (Pid) ha patteggiato una condanna per abuso di ufficio, Orazio D’Antoni (Mpa) è stato condannato, sia in sede penale che dalla magistratura contabile, per abuso di ufficio e reato elettorale per fatti risalenti a quando era assessore comunale a Catania, Fausto Maria Fagone (Udc), condannato a 12 anni nell’ambito del processo Iblis sui rapporti tra imprenditoria, mafia e politica, e Giuseppe Buzzanca, già condannato per peculato d’uso, decaduto dalla carica di parlamentare perché eletto a sindaco di Messina.
 
Non dimentichiamo, inoltre, le condanne in Appello per danno erariale della Corte dei Conti nell’ambito dell’inchiesta Spese pazze all’Ars della XV legislatura di Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura della Giunta Crocetta appena rieletto all’Ars per il Pd e Cateno De Luca, nuovamente in Assemblea regionale nelle file dell’Udc e attualmente agli arresti domiciliari.