Franco Gabrielli a Palermo: “Politici? Rispecchiano la società civile”

PALERMO – Visita a Palermo ieri del capo della polizia Franco Gabrielli. L’occasione è stata la Conferenza interprovinciale delle autorità di pubblica sicurezza della Sicilia occidentale, tenutasi in Prefettura alla presenza dei prefetti di Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani ed i vertici nazionali, regionali e provinciali delle Forze di Polizia, i Capi Centro della Dia di Palermo e Caltanissetta, nonché i procuratori generali e quelli presso i Tribunali di Palermo e Caltanissetta.
 
Gabrielli si è anche recato in visita a Palazzo dei Normanni. Sulle inchieste che interessano alcuni dei neo deputati eletti in Sicilia, Gabrielli ha detto: “Siamo in democrazia. La classe politica non è oggetto di riffe o lotterie, ma espressione di un voto popolare. I temi della qualità delle classi politiche, rispettano in maniera proporzionale quelle che sono le espressioni della società civile”.
 
Il capo della Polizia ha anche sottolineato che c’è da parte dei cittadini una percezione di insicurezza sulla quale si deve lavorare. “Dire che nelle nostre città non ci sia un problema che attiene a fenomeni criminali sarebbe come non riconoscere la realtà delle cose”. Gabrielli ha anche ribadito che c’è uno sforzo importante del gruppo che sta seguendo la vicenda della latitanza di Matteo Messina Denaro.
 
Sempre ieri si è svolta la cerimonia di intitolazione della Salita Questura ad Antonio Manganelli, che fu capo della polizia dal 2007 al 2013 anno della sua morte.
 
Tornando alle vicende della politica regionale, si registra l’incognita dei ricorsi di coloro che non eletti, ma con un congruo numero di voti, vogliono far estromettere chi, pur eletto, non ha rispettato la legge Severino nella presentazione della candidatura. Il primo a fare ricorso è stato l’ex sindaco di Alcamo Giacomo Scala, e il prossimo dovrebbe essere Enzo Vinciullo, non eletto nella lista Ap a Siracusa, che sta formando un comitato per presentare i ricorsi, e altri candidati alle Regionali non eletti potrebbero aggregarsi.
 
L’appiglio per il ricorso è da riferirsi ad un errore contenuto nei moduli di accettazione delle candidature. Quella che al momento è un’opposizione agli uffici elettorali, dopo la proclamazione degli eletti da parte delle Corti di Appello, potrebbe diventare un vero e proprio ricorso al Tar. C’è un precedente: in Basilicata nel 2014 il Consiglio di Stato estromise tutti i candidati che non avevano fatto quelle dichiarazioni, ridisegnando il consiglio regionale.