Ars, maxi-stipendi ai burocrati: il “tetto” potrà restare

PALERMO – Il Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, convocato dal presidente Gianfranco Micciché, ha preso atto del parere degli uffici da cui risulta la scadenza, il prossimo 31 dicembre, del regime dei tetti stipendiali.
 
Considerata l’impossibilità di interventi non concertati con le organizzazioni sindacali – dice una nota della presidenza – all’unanimità, su proposta del presidente Micciché, il consiglio di presidenza ha dato mandato all’on. Giorgio Assenza, come membro anziano del Collegio dei questori, all’immediato avvio delle trattative sindacali, al fine di arrivare entro 60 giorni ad un accordo che possa ripristinare il tetto attuale dei 240 mila euro o, quantomeno, introdurre dei limiti alle indennità stipendiali previste prima della riduzione. 
 
Confcommercio Palermo: la politica trovi il modo di tagliare gli stipendi d’oro
 
"Prendiamo atto con soddisfazione della decisione del Consiglio di presidenza dell’Ars di avviare le trattative sindacali per arrivare entro 60 giorni ad un accordo che possa ripristinare il tetto attuale dei 240 mila euro o introdurre dei limiti alle indennità stipendiali previste prima della riduzione. La politica può e deve trovare il modo di tagliare i cosiddetti ‘stipendi d’oro’ in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando". Lo afferma Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo. "La sentenza della Corte Costituzionale e il filo che lega dal punto di vista normativo l’Ars e il Senato non possono diventare un alibi per mantenere livelli inadeguati di remunerazione – sottolinea – Auspico che si trovi una soluzione al più presto e che questa valga per tutti i livelli, non solo per i dirigenti, consiglieri parlamentari ma anche per altre figure in modo tale da mantenere comunque una adeguata differenza di compenso tra chi svolge mansioni diverse sotto il profilo delle responsabilità". 
 
Per la Consulta non si tratta di una misura inadeguata
 
Per la Corte costituzionale, "l’imposizione di un limite massimo alle retribuzioni pone rimedio alle differenziazioni, talvolta prive di una chiara ragion d’essere, tra i trattamenti retributivi delle figure di vertice dell’amministrazione" e tale limite "si delinea come misura di razionalizzazione, suscettibile di imporsi a tutti gli apparati amministrativi".
 
La Consulta è intervenuta sulla vicenda dei tetti agli stipendi con la sentenza n.124 dello scorso maggio e che ora viene rispolverata alla luce delle polemiche in Sicilia sul tetto di 240 mila euro per i dirigenti dell’Assemblea previsto nell’accordo, firmato tre anni fa, in scadenza a fine mese. Per i giudici "la disciplina in esame, pur dettata dalla difficile congiuntura economica e finanziaria, trascende la finalità di conseguire risparmi immediati e si inquadra in una prospettiva di lungo periodo" e "si configura come misura di contenimento della spesa, assimilabile agli altri capillari interventi che il legislatore ha scelto di apprestare negli ambiti piu’ disparati".