Dal giusto compenso al riconoscimento del ruolo sociale e professionale degli architetti. è ampio e articolato il programma del nuovo corso del Consiglio dell’Ordine degli architetti P.P.C. di Messina, guidato dal presidente Giuseppe Falzea. Questi ha dichiarato che il lavoro del proprio Consiglio sarà gravoso nel voler e dover affrontare i temi più scottanti della professione, anche in vista del prossimo Congresso nazionale previsto nel mese di luglio.
Ecco i temi che verrano sviluppati:
Riconoscimento del ruolo sociale delle professioni intellettuali
L’obiettivo è un legge che sancisca che i professionisti svolgono una “professione intellettuale” e non sono imprese, così come vorrebbe una certa Europa.
Giusto compenso
L’introduzione del giusto compenso in sede legislativa nazionale sancisce un principio. Si chiede adesso una legge sul giusto compenso; vogliamo un sistema tariffario regolamentato e ricordiamo l’articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro…”. Analogamente, dovrà essere anche riformulata la vetusta L. 319/1980 che regola i compensi degli ausiliari del Giudice.
Competenze
Il giusto compenso consente anche di affrontare un grande ed annoso problema: quello delle competenze. Questo tema è una ferita aperta in un Paese, il nostro, in cui nessuno si assume la responsabilità di decidere lasciando al potere giudiziario di legiferare a colpi di sentenze. Anche secondo il Consiglio di Stato, è necessario “individuare un principio regolatore, che deve sovrintendere all’esercizio delle competenze dei vari ordini professionali”.
Statuto del lavoro autonomo
La recente proposta presentata per la definizione di uno Statuto del Lavoro autonomo affronta, in realtà, solo alcuni aspetti della professione. É necessario che il Governo definisca in maniera organica e completa questa materia predisponendo un documento che sia il più completo ed ampio. Un “testo unico” per rendere competitivi i professionisti e attrezzarli ad affrontare le sfide già in atto.
Riconoscimento del ruolo professionale nella Pa
È necessario che, nell’ambito del pubblico impiego, sia inserita l’area professionale, riconoscendo così il ruolo dei professionisti dipendenti. Il D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165 – Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche – al comma 2 dell’articolo 40, chiarisce che: “Nell’ambito dei comparti di contrattazione possono essere costituite apposite sezioni contrattuali per specifiche professionalità”.
Semplificazione responsabile
I professionisti possono essere tra gli attori principali di una nuova stagione in cui la pubblica amministrazione e le professioni collaborino per una “semplificazione responsabile” in cui l’esigenza di facilitare si coniughi con il grande tema della sicurezza sociale.
Sussidiarietà
La via della semplificazione, spesso vede lo spostamento del problema sulle spalle dei professionisti. Mentre la macchina amministrativa affoga nella deriva burocratica, le responsabilità del professionista si ampliano e si fanno più gravose. É sicuramente condivisibile che i professionisti assumano un ruolo sempre maggiore di sussidiarietà rispetto alle amministrazioni, ma questo non deve trasformarsi in una scusa per non provvedere ad effettive e sostanziali semplificazioni del processo amministrativo.
Sistema fiscale e previdenziale
Il sistema fiscale italiano deve essere integrato con politiche utili alla libera professione e all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il sistema previdenziale deve essere misurato alla effettiva capacità contributiva del singolo professionista, privo di balzelli vessatori ed essere a supporto dell’attività del professionista con garanzie e tutele nell’ambito lavorativo.
Una legge per l’architettura
Dobbiamo pretendere dalla nostra classe politica un livello d’attenzione analogo a quella riservata all’Architettura in Francia ed in altri paesi europei.
L’Architettura ha un ruolo primario nel destino individuale e collettivo degli uomini: non solo lo traduce e lo interpreta, ma lo condiziona.
L’Architettura disegna le nostre mura, le nostre finestre, definisce il nostro ambiente di vita, orienta i nostri spostamenti, modifica i nostri rapporti con lo spazio e con gli altri.
L’Architettura è cultura non è un’aggiunta, un “supplemento d’anima”, è l’anima stessa della civiltà.
Architetto Antonello Longo