Teatri, una cascata di fondi per salvarli

PALERMO – Un’ancora di salvataggio per non far morire la cultura ed in particolare il teatro. Arriva dalla Regione che stanzia 4,6 milioni di euro per i teatri a partecipazione pubblica, vale a dire quelle realtà che sono di grande prestigio e quindi riescono a veicolare attività di grandi qualità e dunque l’immagine della Sicilia.
 
Per l’esattezza di questi 4,6 milioni il 78 per cento, vale a dire 3 milioni e 588 mila euro vanno al “Settore lirico-sinfonico e musicale”, il restante 22 per cento a “Teatro di prosa e danza” per un importo di un milione e 12 mila euro. L’importo, così come recita l’articolo 65 della legge regionale 9 del 2015, va allo svolgimento dell’attività di enti, associazioni e fondazioni a partecipazione pubblica.
Con questo decreto l’assessorato regionale al Turismo ha impegnato le somme nel relativo capitolo di bilancio. “All’erogazione delle somme assegnate – si legge nel decreto stesso – si provvederà a seguito di verifica da parte degli uffici dei dati riportati nell’autocertificazione prodotta dagli enti in fase di istanza”.
 
Il finanziamento più cospicuo va al teatro Massimo di Palermo di quasi 1,3 milioni di euro, quasi 900 mila al Bellini di Catania, 700 mila all’Orchestra sinfonica siciliana e 400 mila alla fondazione The Brass group, ancora 300 mila euro all’Ente luglio musicale trapanese. Figurano poi nell’ordine di finanziamento: teatro Biondo di Palermo (281 mila euro), teatro Stabile di Catania (224), Istituto nazionale per il dramma antico (238), Orestiadi di Gibellina (70), teatro Pirandello di Agrigento (68), teatro comunale L’idea di Sambuca di Sicilia (67) e teatro del Baglio di Villafrati (62). Unica realtà a rimanere fuori è l’Ente Autonomo teatro Vittorio Emanuele di Messina perchè in assenza del requisito richiesto dalla Regione per essere considerato teatro a partecipazione pubblica.
 
Le finalità alla base dell’istituzione del Furs, operativo dal 2015, si basano su un riequilibrio della distribuzione dei contributi al teatro e allo spettacolo. Prima del 2015, infatti, oltre il 90 per cento dei fondi destinati al settore venivano assorbiti dai teatri pubblici palermitani, catanesi e messinesi e dall’Orchestra Sinfonica Siciliana, con apposite voci nel bilancio della Regione, a prescindere dai risultati raggiunti, in termini di qualità e di quantità. Il Furs, proprio per raddrizzare la situazione e dare maggiore spazio anche ad enti più piccoli ma magari più attivi e produttivi, ha individuato una serie di parametri da rispettare e che permettono di raggiungere un punteggio finale in base al quale calcolare il contributo spettante.
 
Innanzitutto, per quanto riguarda le associazioni concertistiche, queste vengono divise in 3 fasce, in base al numero di concerti organizzati nel corso di un anno (rispettivamente 30 per la prima fascia, 10 per la seconda e 5 manifestazioni per la terza fascia nell’arco dei 12 mesi).
 
Quindi, vengono valutati la storicità dell’associazione, il rapporto tra contributo richiesto e bilancio dell’ente, il flusso degli spettatori paganti, il numero delle manifestazioni svolte in location svantaggiate, e infine riceve un punteggio anche l’attività didattica svolta. Principi oggettivi, trasparenti, che permettono anche agli enti più giovani ma promettenti di usufruire del contributo e quindi evolversi in attività sempre più importanti e numerose, anche a discapito di enti storici che però, nel corso dei decenni, sono diventati carrozzoni appesantiti da un comparto amministrativo in sovrannumero.