Occupazione: aumentano i “working poor” in Italia, uno su otto

In Italia cresce il lavoro precario e part-time e aumenta il fenomeno dei cosiddetti "working poor", ovvero di coloro che pur avendo un’occupazione sono a rischio povertà. Secondo i dati Eurostat riferiti al 2016 l’11,7% degli occupati nel Paese, quasi uno su 8, è a rischio povertà. Parliamo di un bacino amplissimo pari a circa 2,6 milioni di persone. Che sarebbe ulteriormente aumentato secondo i dati forniti dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio della Cgil: negli ultimi cinque anni sono cresciuti i part-time involontari e, negli ultimi due, le assunzioni a tempo determinato, "portando l’area del disagio tra gli occupati a 4,5 milioni di persone".
 
"Il numero complessivo degli occupati, pur importante – ha sottolineato Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione – rappresenta un’immagine molto parziale della condizione del lavoro in Italia, dove la qualità dell’occupazione è in progressivo e consistente peggioramento. È evidente dai dati, che la ripresa non è in grado di generare occupazione quantitativamente e qualitativamente adeguata, con una maggioranza di imprese che scommette prevalentemente su un futuro a breve e su competizione dicosto. Come pure è evidente che è necessario intervenire sulle attuali norme legislative che regolano il mercato del lavoro che incidono in modo negativo sulla qualità del lavoro stesso".