PALERMO – Strani paradossi nella sanità siciliana. Mentre migliaia di giovani e meno giovani si trasferiscono al di fuori della regione per poter trovare lavoro come infermieri, in Sicilia si manifesta una grave emergenza: mancano almeno 5 mila infermieri, 3 mila operatori socio-sanitari e mille e 500 ostetrici.
Per comprendere quanto sia difficile il lavoro nei nostri reparti, ci si può riferire ai dati di un recente studio mondiale “RN4Cast”, effettuato in 22 nazioni e a cui ha partecipato, in Sicilia, l’Asp di Trapani con l’ospedale di Sant’Antonio Abate. Lo studio dimostra che il rapporto tra infermieri e numero di pazienti deve essere di uno a sei perché si possa essere efficienti. “Negli ospedali dell’isola – afferma invece Francesco Frittitta, il coordinatore regionale del Nursind, sindacato di categoria degli infermieri – quel rapporto è di 1 per 24 pazienti”. Quattro volte tanto, quindi, un valore che implica l’impossibilità di seguire in maniera corretta ogni paziente.
“Il blocco delle assunzioni ha determinato un aumento del rischio clinico con conseguente carenza assistenziale. Bisogna assolutamente sbloccare le immissioni a tempo indeterminato”. È una delle richieste emerse ad Enna, nella prima riunione del 2018 del coordinamento regionale del Nursind Sicilia. Diverse sono state le argomentazioni portate all’ordine del giorno, a cominciare dalla sicurezza negli ospedali. “La Sicilia – ha detto Francesco Frittitta – si deve dotare di una rete ospedaliera degna delle esigenze del territorio che deve avere una visione di efficienza ed efficacia per i problemi di salute dei siciliani”.
Sotto la soglia indicata dallo studio RN4cast, aumenta notevolmente il rischio di errori e cala la qualità delle cure. Tanto che negli Stati Uniti per intervenire drasticamente si è scesi fino a un infermiere ogni 5 pazienti. Invece, nei reparti in cui sono state svolte le osservazioni, per ogni paziente in più oltre i 6, è emerso che aumenta del 7% il tasso di mortalità. Al contrario l’incremento del 10% di infermieri laureati in un reparto diminuisce del 7% il tasso di mortalità.
In discussione anche l’inserimento delle figure di supporto all’attività infermieristica e la necessità di dare la giusta dignità professionale all’interno dei processi assistenziali per quella che oggi lo stato riconosce una professione intellettuale. Nonostante le evidenti necessità, per i molti infermieri emigrati sembra impossibile. Ad esempio, all’Asp di Trapani manca un infermiere sui tre in pianta organica.
Tra gli infermieri pediatrici addirittura su 54 previsti solo 12 sono assunti a tempo indeterminato. Eppure il ritorno degli infermieri nella loro provincia sembra una chimera: l’avviso di mobilità che mette in palio 43 posti, pubblicato a novembre e in scadenza a giorni, prevede che una commissione avrà a disposizione 40 punti da assegnare a ciascun partecipante, di cui solo 10 punti per i titoli e 30 per il colloquio. Secondo il NurSind, fra coloro che parteciperanno alla selezione, tutti hanno maturato decenni di esperienza lavorando presso unità operative dei grandi ospedali metropolitani, soprattutto di Palermo, e si tratta di professionisti che hanno già affrontato una procedura concorsuale per accedere all’impiego presso la pubblica amministrazione. Il caso è sollevato dal coordinatore regionale Nursind Sicilia e da quello provinciale per Trapani Salvatore Calamia che chiedono di “invertire il rapporto tra titoli e colloquio a favore dei primi oppure procedere ad una valutazione dei candidati solo per titoli, che renderebbe più veloce il procedimento”.