Migranti: finti matrimoni per entrare in Italia, quindici condanne

Il gup di Palermo Patrizia Ferro ha condannato quindici imputati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso.
Secondo l’accusa – l’indagine è stata condotta dai sostituti procuratori Geri Ferrara e Claudio Camilleri – l’organizzazione criminale per fare arrivare in Italia i migranti, non usava solo i viaggi con i barconi, ma inscenava finti matrimoni per ottenere i ricongiungimenti familiari.
 
L’indagine è partita dalle rivelazioni del pentito Wehabrebi Atta.
 
I finti matrimoni venivano inscenati grazie alla complicità di cittadini extracomunitari compiacenti, alcuni già in Italia con regolare permesso di soggiorno, e permettevano ai trafficanti di uomini di fare arrivare i migranti dal centro Africa fino al Nord Europa.
 
Il covo dell’organizzazione era una profumeria di Roma che si trova nei pressi della stazione Termini. Qui, secondo gli inquirenti della Dda di Palermo, scorreva il flusso di denaro per gli sbarchi.
 
Queste le condanne: 10 anni e un mese per Sebsibie Tadele, 7 anni e 5 mesi per Tesfay Shimuie, 8 anni in continuazione per Nuredin Atta Wehabrebi, 4 anni e 8 mesi per Ehite Yirga Akibo, 10 anni per Solomon Gebremichael Araya, 7 anni e un mese per Gebreegziaber Furtuna Gebremeskel, 4 anni e 8 mesi per Mekdes Ketema, 4 anni e 8 mesi per per Asmeret Weldekidan, 4 anni e 8 mesi per Lemlen Zemikal, 6 anni per Nobiyou Aklilu, 4 anni e 8 mesi per Danal Netin, 13 anni e 4 mesi per Yared Afwerke, 6 anni per Yemane Berhe, 6 anni e 4 mesi per Hadish Gihlagabr.