Salute: al Sud cittadini uccisi dalla crisi economica

"Torna a crescere l’aspettativa di vita degli italiani, dopo il calo registratosi due anni fa, ma l’aspetto negativo è che si vive peggio ed in condizioni di salute spesso precarie, soprattutto al Sud".
 
Lo ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, in occasione della presentazione del Rapporto Osservasalute 2017, pubblicato dall’Osservatorio dell’Università Cattolica e giunto alla XV edizione.
 
"L’aspettativa di vita nel Paese – ha sottolineato Ricciardi – è diseguale e nel Mezzogiorno si vive in media fino a quattro anni in meno e in cattiva salute. Il Sud insomma si allontana sempre di più ed è come se fosse un Paese diverso, con indicatori di salute simili a Serbia o Tunisia dove, però, ci sono strutture con indicatori migliori dei nostri. A Napoli si vive in media ben sei anni in meno rispetto alla città di Stoccolma".
 
Dal Rapporto emerge però fortemente un dato: nelle regioni che si sono attivate per dare vita concretamente a piani di prevenzione, a partire dalla promozione di corretti stili di vita, si è avuta una ricaduta positiva sulla salute dei cittadini. Vi è cioè un’alta percentuale di mortalità evitabile attraverso la prevenzione oncologica, vaccinale, e l’incentivazione a corretti stili di vita.
 
Si evidenziano, secondo l’indagine, "situazioni di buona copertura dei sistemi sanitari nelle regioni del Centro-Nord", ma questa "mortalità prevenibile attraverso adeguati interventi di Sanità Pubblica è drammaticamente più elevata al Sud e appare urgente un forte intervento in grado di evitare discriminazioni sul piano dell’accesso alle cure e dell’efficienza del sistema".
 
Il problema è che, a causa della crisi economica, nel Meridione una persona su cinque dichiara di non aver soldi per pagarsi le cure, una percentuale quadrupla rispetto alle regioni settentrionali.
 
Il Rapporto sottolinea che la spesa da parte dei cittadini per la salute, negli ultimi anni è aumentata, mediamente, di circa l’8,3% (2012-2016) ma in maniera disuguale: elevata nelle regioni del Nord, costanti al Centro e diminuiti al Sud.
La spesa privata pro capite più alta è quella della Lombardia (608&euro), la più bassa quella della Sicilia (245&euro).
 
Ciò perché, secondo il direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute delle regioni Alessandro Solipaca, al nord "i cittadini, avendo la possibilità economica, preferiscono rivolgersi al settore privato, ottenendo un servizio più tempestivo o di migliore qualità".
 
In Italia si muore meno per tumori e malattie croniche ma solo dove la prevenzione funziona, ovvero principalmente nelle regioni settentrionali. Al Sud, invece, la situazione è opposta: il tasso di mortalità per queste malattie è infatti maggiore di una percentuale che va dal 5 al 28%.
 
Si conferma dunque il "profondo divario fra Nord e Meridione" e "paradigmatica è la sopravvivenza per tumori: nel Centro-Nord la sopravvivenza è largamente omogenea per tutte le sedi tumorali esaminate, indicando una sostanziale equivalenza non solo dei trattamenti, ma anche delle strategie di diagnosi, mentre al Sud e Isole risulta generalmente inferiore alla media".