Leggi oscure ingannano i cittadini

Ci chiediamo spesso come mai il Legislatore approvi leggi incomprensibili, con testi tortuosi, che sembrano scritti apposta per non essere capiti.
La domanda successiva è se vi è una precisa volontà che nasconda malafede nel redigere testi legislativi in tal modo, oppure frutto di ignoranza e di incompetenza: per la verità ci sorge il dubbio che siano entrambe le cause a determinare questo fatto increscioso.
E dire che la Costituzione prevede all’articolo 21 la libertà di pensiero, verbale e scritto, e con ogni altro mezzo di diffusione. Ma libertà non significa arbitrio o incapacità: significa scrivere con chiarezza e consentire a tutti di capire quello che vogliamo dire, in modo che gli interlocutori possano comprendere senza difficoltà il significato.
Se questo obbligo vale per tutti i cittadini, è ancora più cogente per i legislatori e burocrati che preparano i testi di legge. Ma essi non si danno per inteso e continuano a fabbricare leggi con testi astrusi.
 
L’articolo 12 delle Preleggi pone l’accento sul senso del significato proprio delle parole con la loro connessione ai fatti e alle intenzioni del Legislatore. Resta sempre salvo il diritto del giudice di applicare le leggi, interpretandole secondo scienza e coscienza.
Ma non basta che sia attribuita al giudice tale capacità, occorre che anche tutti i cittadini abbiano il diritto, leggendo una norma, di capirla subito e di comprendere le finalità che ha posto in essa il Legislatore.
Insomma, il cittadino non deve essere ingannato; soprattutto il cittadino meno colto che non ha bisogno di circonlocuzioni, incisi, riporti ed altre diavolerie che vengono inserite nei testi proprio per ingannarlo, non sappiamo se in buona o malafede.
Soccorre il cittadino anche l’articolo 3 della legge 69/2009 che obbliga la stesura di testi normativi chiari e comprensibili, scrivendo in forma integrale o sintetica, ma che si comprenda facilmente, la materia di nuova legge o di modifica di leggi esistenti.
Ma questo imperativo della legge richiamata, è sistematicamente eluso da burocrati e legislatori, con spregio del diritto dei cittadini ad essere regolati da leggi chiare e intelligibili.
 
L’argomento che analizziamo oggi non è privo di peso sul funzionamento della Comunità. è del tutto evidente come, quando le leggi sono volutamente ingarbugliate ed incomprensibili, i cittadini possano venire gabellati. è vero che possono rivolgersi alla classe forense, ma questo comporta un costo non sempre sopportabile da chi reclama giustizia e non ne ottiene, anche se il gratuito patrocinio interviene in soccorso.
In una vera Democrazia, se è vero che il popolo è sovrano, significa che esso dà le indicazioni ai propri delegati che occuperanno posti di responsabilità nel formare quelle regole valide fra tutti i cittadini, che sono appunto le leggi. A monte del sistema istituzionale vi è la Corte costituzionale, chiamata il Tribunale delle Leggi perché appunto deve valutare, di volta in volta, se ognuna di esse è conforme al massimo testo.
Vi è quindi una garanzia fornita da questo impianto: il guaio è che le pronunce della Consulta, sovraffollata di ricorsi, arrivano spesso con un certo ritardo.
 
I protagonisti dell’informazione sono i giornalisti i quali si dovrebbero attenere a quell’ottimo Testo Unico dei Doveri, approvato il 27 gennaio 2016 dal Cnog.
I fondamenti deontologici impongono che siano rispettate le regole etiche dell’informazione il che, oltre al diritto e alla libertà di opinione, comporta l’osservanza di due precetti fondamentali: obiettività e completezza.
I Doveri sono materia delle interrogazioni che i praticanti subiscono quando affrontano l’esame di abilitazione alla professione, ma non sempre poi tali Doveri vengono osservati costantemente, giorno e notte, senza alcuna deroga.
Il giornalista “non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento” (art. 9, comma 7).
In particolare, l’articolo 11 disciplina i doveri dell’informazione economica la quale non deve essere subordinata al profitto personale o di terzi.
Non sappiamo quanti giornalisti conoscano e applichino il Testo unico indicato. Tutti noi lo facciamo da quarant’anni.