L’allora Governo Cuffaro, per ragioni meramente clientelari, dichiarò di mettere a disposizione della Fiat centinaia di milioni di euro purché non chiudesse lo stabilimento. Senza comprendere che la questione posta dalla multinazionale torinese non riguardava l’aspetto strutturale, bensì il costo di produzione.
La Fiat, tuttavia, ha messo a disposizione quasi cinque anni di tempo perché si desse una soluzione alla questione. Infatti, dal 2007 al 2011, c’era (e c’è) il tempo per procedere in questa direzione. Continuare a insistere, da parte del Governo Lombardo, perché resti aperto uno stabilimento improduttivo è un comportamento semplicemente inutile, perché va contro il mercato e il buon senso.
L’indirizzo verso cui bisogna andare, invece, è quello di trasformare uno stabilimento improduttivo in un insediamento che produca ricchezza. Lo stesso Governo Lombardo ha dichiarato, attraverso il proprio assessore Venturi, di mettere a disposizione centinaia di milioni di euro che non ha. Ma se li avesse, dovrebbe investirli nel territorio per cambiarne la destinazione, in direzione dell’industria blu (il turismo).
L’industria verde comprende quel complesso di attività economiche che utilizzano prodotti vegetali e il sole per produrre energia. La Camelina e la Jatropha Curcas sono due fra le tante piante che possono essere coltivate per produrre biocarburante.
A questo riguardo, la Regione deve aprire una trattativa con le otto raffinerie del Triangolo della morte per convertire la prima parte della filiera produttiva, in modo che essa possa essere alimentata da prodotti vegetali e non fossili, arrivando a un drastico taglio delle forniture di petrolio e del relativo inquinamento.
Ricordiamo ai responsabili della politica economica della Regione che, per ogni miliardo investito in attività produttive, si mettono in moto diecimila opportunità di lavoro. Conseguentemente, nessuno deve pensare di spendere soldi se la conseguenza positiva non sia quella di ottenere nuovo lavoro. Questo avviene anche perché si utilizzano sistemi sempre più innovativi e digitalizzati.
Urge dare competitività al sistema economico siciliano, che in atto è fortemente carente perché è abituato a dipendere dalla greppia pubblica. Occorre un’inversione di mentalità e una spinta corale fra pubblico e privato, per andare verso il futuro e non restare schiavi del passato.