PALERMO – L’articolo 3 dello Statuto della regione siciliana prevede 90 deputati in carica per ogni legislatura. Questi, che per il trattamento economico sono equiparati ai senatori, nel bilancio preventivo 2010, costano 44,6 mln euro tra indennità, diaria, rimborsi spese, missioni, aggiornamento politico culturale, corsi di lingua e assegni vitalizi di quelli cessati dal mandato. Un deputato ogni 55.746 siciliani, che costa 500 mila euro. In Lombardia, Regione virtuosa, invece, c’è un consigliere ogni 118.440 lombardi e costa circa 304 mila € l’anno. Dunque, la Sicilia per rappresentanti in sovrannumero e con trattamenti da senatori, spreca più di 20 milioni di euro.
La lotta agli sprechi in Sicilia viene invocata da più parti politiche ma in realtà dovrebbe cominciare dall’eliminazione dei privilegi della classe politica regionale. Si tratta di un argomento che abbiamo affrontato a più riprese con il nostro quotidiano, sia sotto il punto di vista della trasparenza di quanto i politici dell’Assemblea regionale siciliana percepiscono che sotto quello del paragone con altre regioni italiane.
Abbiamo rilevato che anche per il 2010 i privilegi continuano a permanere per i 90 deputati regionali. Se si raffrontano infatti i due bilanci di previsione, del Consiglio regionale della Lombardia con quello interno dell’Ars, si possono rilevare notevoli discrepanze: per l’anno in corso in Lombardia sono previsti, come spese correnti al capitolo 100 (Indennità, rimborsi e diaria per consiglieri), 17.462.000,00 euro, contro i 22.350.000,00 previsti nel bilancio dell’Ars, al capitolo I “Competenze deputati”.
è doveroso fare una specifica: i consiglieri in Lombardia sono 80, mentre in Sicilia 90. Ma è anche doveroso chiarire che, sebbene abbiano entrambe le regioni un’estensione simile (23.865 km quadrati la Lombardia e 25.710 km quadrati la Sicilia), le stesse differiscono notevolmente in numero di abitanti: poco più di 5 milioni la Sicilia, quasi 9.800.000 la Lombardia. Si potrebbe quindi ben auspicare una riduzione del numero dei parlamentari regionali in Sicilia per cominciare a risparmiare il denaro pubblico.
Ma già una riduzione delle indennità darebbe un buon risultato. Basta fare un rapido calcolo: se in Lombardia si spendono 17 milioni e 462.000 euro, significa che ogni consigliere costa 218.275 euro all’anno. In Sicilia il costo è di 248.333 euro annui, con una differenza di 30.058 euro in meno. Moltiplicandolo per i 90 deputati il risultato sarebbe di un risparmio annuo di 2 milioni 705.022 euro.
Le differenze non finiscono qui: infatti il maggiore divario lo si registra al capitolo previdenza: Nel bilancio di previsione della Lombardia sono stati inseriti 6.900.000 euro previsti per i soli assegni vitalizi, mentre in Sicilia, al capitolo II delle spese correnti sono inseriti ben 22.326.000,00 euro tra assegni vitalizi che costituiscono la maggiorparte dello stanziamento (21 milioni e 500.000 euro), e la differenza viene ripartita tra indennità di cessazione mandato 250.000 euro (voce che la Lombardia ha azzerato), contributi per prestazioni economico previdenziali (50.000 euro), spese per partecipazione dei deputati a corsi di lingua straniera, informatica, ecc (42.000 euro), indennità ai deputati cessati dal mandato a titolo di aggiornamento politico culturale (450.000 euro), contributo per associazione ex deputati (34.000 euro).
Tirando le somme, in totale il Consiglio regionale della Lombardia spende per ognuno degli ottanta rappresentanti 304.525 euro all’anno. In Sicilia il deputato costa 496.400 euro. Considerando le spese per i consiglieri in carica e quelle per i cessati dal mandato, la Sicilia spreca ben 20,3 milioni di euro. è anche vero che rispetto al bilancio precedente, l’Assemblea regionale siciliana ha provveduto a ridurre di 1.600.000 euro la previsione di spesa al capitolo previdenza deputati. Il documento tuttavia deve ancora essere approvato dall’Aula e non si sa se potranno essere apportate ulteriori modifiche.
Per la cronaca l’Ars, con legge regionale 30 dicembre 1965, n. 44 si è auto-equiparata al Senato della Repubblica, almeno per quanto riguarda le retribuzioni dei propri componenti. In teoria si dovrebbe equiparare anche sulla trasparenza, cosa che non avviene. Riuscire ad avere informazioni su quali siano i costi per i parlamentari, è una delle imprese più difficili e da sola dovrebbe già far pensare male.
L’Assemblea ha un sito internet che non fornisce le informazioni che assolvono alle più elementari regole della trasparenza. Visto che l’Ars si è equiparata al Senato, invitiamo a fare un paragone fra i due siti istituzionali e a giudicare quali e quante informazioni l’una e l’altra istituzione mettono a disposizione dei cittadini.
Uno dei temi più nascosti è quello della retribuzione dei parlamentari siciliani e di quali indennità usufruiscono. Ai nostri lettori lasciamo trarne le dovute conclusioni.