Biotech, la Sicilia è rimasta nel passato

PALERMO – Più di mezzo migliaio di imprese biotech in tutta Italia, solo il 3% in Sicilia, quasi il 30% in Lombardia. Lo certifica il Rapporto “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts & Figures” realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in collaborazione con Enea. Lo studio ha esaminato, con dati aggiornati al 2017, la presenza nazionale, si legge in una nota, di un comparto fortemente “innovativo, molto focalizzato sulla ricerca e in fase di consolidamento attorno alle sue realtà più solide e competitive, potenzialmente pronto ad accogliere le sfide e le opportunità che il settore offre a livello internazionale”.
 
Il quadro complessivo associa la grande maggioranza delle imprese biotech italiane (76%) alla tipologia di dimensione micro o piccola. La porzione di fatturato più rilevante, circa i tre quarti del totale, arriva dal comparto della salute che, in valore assoluto, supera gli 11,5 miliardi di euro con un incremento del 12% tra il 2014 e il 2016. Il 68% di questo fatturato è generato dalle imprese a capitale estero, che rappresentano solo il 13% delle imprese censite. Il numero degli addetti sfiora le 13.000 unità registrando un + 17% nelle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano. Investimenti importanti che superano i 760 milioni di euro, dato in crescita del 22% tra il 2014 e il 2016. Altro elemento importante riguarda una tendenza che si è manifestata nel corso del 2016: il 72% delle imprese si è autofinanziato, oltre il 40% ha avuto accesso a grants, il 22% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 6% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
 
Il biotech italiano funziona bene anche all’estero. Lo studio rileva che la quota di imprese esportatrici (38% nel 2015) è in aumento negli ultimi anni rilevati e vale più di una volta e mezza quella del comparto manifatturiero (23% nel 2015) e sette volte quella dell’industria italiana nel complesso (circa il 5%).
 
La distribuzione regionale incorona la Lombardia con 162 imprese, circa un terzo del totale (28%), investimenti in R&S (23% del totale) e fatturato biotech (32% del totale). A seguire, seppure molto a distanza, ci sono Lazio (58) ed Emilia Romagna (57) che si prendono altri due posti sul podio. Nel settore degli investimenti è la Toscana a raggiungere il secondo posto d’Italia, seguita dal Lazio.
 
La Sicilia arranca nelle retrovie. Nell’Isola sono registrate 17 imprese (circa il 3% del totale nazionale) per un contributo agli investimenti in ricerca e sviluppo che vale circa l’1% del totale nazionale. Numeri che condannano le imprese siciliane a occupare la posizione numero nove nella graduatoria regionale, registrando un contributo al fatturato biotech che non riesce a raggiungere nemmeno un punto percentuale. Su questo fronte riescono a fare meglio anche Puglia (4%) e Sardegna (5%).
 
Per l’Enea il quadro che emerge delinea “il settore delle biotecnologie come trainante in un’economia avanzata come quella italiana, con ulteriori e ampie potenzialità di sviluppo”, ha spiegato Federico Testa, presidente dell’Agenzia. Il biotech ha un ruolo strategico che è “confermato dalla robusta crescita di tutti i principali indicatori economici in mercati dove la competizione è prevalentemente tecnologica”. Per il futuro “il consolidamento della collaborazione con Assobiotec offre all’Enea la possibilità di ampliare lo scambio di conoscenze e di competenze con le imprese che operano in questo settore ad alto contenuto tecnologico”.