L’Onu e la Wef sul lavoro femminile. Un “soffitto di cristallo” difficile da rompere

GELA (CL) – Il soffitto di cristallo è un’efficace metafora utilizzata per indicare le difficoltà che incontrano le donne in ambito lavorativo: un problema insormontabile, duro come il cristallo, apparentemente invisibile ma presente anche nelle società avanzate come la nostra.
 
Oggi si parla di parità tra uomini e donne ma in ambito lavorativo si tratta di una chimera. Le difficoltà che le donne incontrano ad affermarsi nel mondo del lavoro sono dovute a vari fattori come evidenzia uno studio compiuto dall’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite, il quale mostra come principali cause la sottovalutazione del lavoro delle donne, la minore partecipazione al mercato del lavoro, il livello di qualifiche assunte e la discriminazione per lo più in ambito sessuale. È evidente come all’interno delle aziende la rappresentanza maschile sia maggiore rispetto a quella femminile: questo è dovuto non solo alle cause sopra elencate, ma anche ad un fattore biologico, ovvero quello della maternità; infatti è un diritto delle donne il poter ricevere il salario nonostante il periodo di inattività dovuto alla gravidanza. Dunque è facile che un’azienda preferisca assumere uomini in quanto rappresentano un fattore più sicuro di produttività senza interruzioni.
 
Le donne vengono assunte di meno e, quando lavorano, guadagnano meno degli uomini, esattamente il 23%: è stato calcolato dall’ONU che, ad ogni nascita, le donne perdono in media il 4% del loro stipendio rispetto ad un uomo, e si può dunque parlare del fenomeno noto come “gender pay gap”, letteralmente “divario retributivo di genere”.
 
Inoltre, dallo studio del WEF (World Economic Forum) emerge un altro fenomeno e cioè che la quantità del lavoro non pagato raggiunge il 61,5% per le donne italiane contro il 22,9% per gli uomini. Rispetto al 2015 il divario retributivo è cresciuto: infatti le retribuzioni degli uomini sono salite del 2,3%, mentre quelle delle donne sono cresciute dell’1,9%.
 
L’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nel 2015 ha raccolto dati riguardo la percentuale di uomini e donne in età lavorativa che fanno parte della popolazione attiva: i primi sono circa 76,1%, mentre le seconde solo il 49,6%. Con questo ritmo saranno necessari più di 70 anni per porre fine al divario salariale tra uomini e donne.
 
Sofia Cassarino
III B, Liceo classico Eschilo di Gela