Il falso prende anche per la gola. Pasta alla norma tra le taroccate

Palermo – Si può ingannare il gusto? Pare proprio di si. I falsi culinari o pseudo prodotti di qualità approdano sempre più spesso sulla nostra tavola. E sembra che non ci siano difese che tengano.
Basti pensare alla recentissima notizia del presidente del Consorzio di tutela della Mozzarella di Bufala, sorpreso durante dei controlli ad annacquare il latte. E a questo punto dove finisce la tanto decantata qualità da proteggere dalla contraffazione? Sono tanti i piatti taroccati che circolano nei ristoranti italiani ed esteri. Ad essere colpita anche la tradizione siciliana. Spicca, tra tutti, la pasta alla norma, preparata spesso con semplice formaggio grattugiato al posto della ricotta salata.
Spostandoci nella Sicilia sud-orientale, è stato il cioccolato modicano a diventare un vero e proprio caso, dopo la scoperta di barrette taroccate spacciate per “cioccolato di Modica puro”, ma in realtà prodotte altrove. Facile ingannare i turisti, chi del cioccolato modicano ha sentito solo parlare, ma non l’ha mai gustato. Ed ecco serviti le polemiche e i dubbi legati al marchio per la tutela di un prodotto che la Città della Contea non può farsi rubare sotto il naso. Ad oggi, nessun marchio per l’oro nero di Modica, ma la firma di una convenzione sui controlli di qualità tra il Consorzio di tutela del cioccolato artigianale modicano, Camera di Commercio di Ragusa e l’Asca (Agenzia regionale per la sicurezza ed il controllo degli alimenti).
E sono proprio i controlli ad essere necessari. Il consumatore va tutelato da vere e proprie imitazioni di prodotti, che potrebbero anche essere di ottima qualità, ma preparati con componenti decisamente più scadenti. Se una certa flessibilità rispetto alla ricetta storica è senz’altro tollerata, il rischio è quello delle degenerazioni con la diffusione di miscugli che non hanno nulla a che fare con la realtà culinaria tradizionale: dalla pasta ottenuta con grano ucraino al pomodoro concentrato cinese.
è quanto denuncia la Coldiretti, che ha scovato “falsi d’autore” nei diversi continenti, dall’Australia agli Stati Uniti fino all’Europa: pseudo ragù alla “bolognese” ottenuto con i più svariati ingredienti, ad esempio. Nonostante la ricetta storica, custodita dal 17 ottobre 1982 presso la Camera di Commercio di Bologna, nel documento ufficiale riporti delle precise componenti e quantità.
Tra i piatti più taroccati nei ristoranti italiani ed esteri ci sono le tagliatelle alla bolognese, la cotoletta alla milanese preparata con carne di pollo o maiale, fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello fritta nel burro; gli spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano.
E ancora la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte, e i casi di pasta al pesto alla ligure proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune, che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Passando al dessert, che dire del tiramisù con la panna al posto del mascarpone? Ha davvero poco da tirare su.
 


“Etichettatura e tracciabilità su tutto”. Zaia pressa l’Unione europea
 
ROMA – “Sto portando avanti una battaglia a livello nazionale ma anche a livello europeo per introdurre la tracciabilita’ e l’etichettatura su tutti i prodotti”. Lo ha affermato il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, ai microfoni di “Radio Anch’io”.
“Ho chiesto all’Europa l’obbligo di etichettatura del latte – ha aggiunto -, ancora oggi per il latte a lunga conservazione l’etichettatura non è obbligatoria”.
“Dobbiamo recuperare anni ed anni di negoziati fatti male in sede europea”, ha sottolineato il ministro.
In merito al commissariamento del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop Zaia ha dichiarato: “Abbiamo fatto i controlli sulla mozzarella di bufala, ma qui non stiamo parlando di sicurezza alimentare. La mozzarella è super sicura, stiamo parlando di un gruppo di aziende che utilizzavano in parte latte di vacca”.