PALERMO – Pagine e pagine di consulenze e incarichi assegnati all’esterno nel 2008 dalle nove Aziende sanitarie locali, anzi più precisamente sette, perché Agrigento e Ragusa non hanno reso pubblici i dati comunicandoli al ministro Brunetta. Questo nonostante tutti i dipendenti interni. Ma la l.r. 5/09 di riforma della Sanità, in vigore dal primo gennaio di quest’anno, parla chiaro: ““E’ fatto divieto alle Aziende del Servizio sanitario regionale ed agli enti pubblici del settore di affidare mediante appalto di servizi o con consulenze esterne l’espletamento di funzioni il cui esercizio rientra nelle competenze di uffici o di unità operative aziendali. (…) La violazione delle disposizioni di cui ai commi precedenti comporta diretta responsabilità, anche patrimoniale, del direttore generale”.
La Sicilia ha speso 12 milioni di euro in consulenze esterne per le Asl nel 2008, oggi Asp, aziende sanitarie provinciali, così denominate a seguito della riforma sanitaria regionale n. 5 del 14 aprile 2009. I dati emergono dalla recente pubblicazione sul sito del Ministero per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione degli elenchi con gli incarichi di consulenza e di collaborazione esterna affidati dalle Amministrazioni pubbliche nel 2008 e da queste comunicati all’Anagrafe delle Prestazioni con la descrizione e la durata dell’incarico, l’importo previsto da corrispondere nonché l’importo erogato nel periodo di riferimento a fronte di quell’incarico (art. 53 del D.Lgs. 165/2001 comma 14).
In questa sede sono state prese in considerazione le voci degli elenchi aggiornati al 12 gennaio 2010 e riguardanti le Asl siciliane. Ad una prima visione conforta il fatto che le inadempienti sono “solo” l’Asl di Agrigento e quella di Ragusa, mentre a fronte di un primo monitoraggio da parte del Ministero e risalente al settembre 2009 le inadempienti, in Sicilia, erano oltre all’Asl di Agrigento e Ragusa anche quelle di Enna e Trapani.
Meno confortanti le cifre emerse per ciascuna Asl adempiente. La più costosa è l’Asl di Catania con una spesa di 6,1 milioni in consulenze legali, rilevazioni statistiche e sondaggi, consulenze tecniche, direzione e coordinamento lavori, docenze, attività in materia di architettura, ingegneria e prestazioni mediche.
Segue Siracusa con i suoi 3,8 milioni di euro spesi in tutela in giudizio, prestazioni mediche, consulenza economico finanziaria, contabile, docenze, in materia di architettura, ingegneria e altre attività tecniche, attività di comunicazione.
Si continua con Enna e i suoi 534 mila euro spesi in docenze, tutela in giudizio, prestazioni di assistenza sociale, prestazioni mediche, attività di comunicazione, e poi con il capoluogo, Palermo, e i suoi 476 mila euro in consulenza economico finanziaria, contabile e tecnica, attività di studio e ricerca, prestazioni mediche, per continuare con Trapani che conta 402 mila euro in prestazioni mediche, consulenza tecnica, attività di comunicazione, e si arriva a Messina con 171 mila euro spesi in consulenza economico finanziaria, contabile e tecnica. Si conclude con Caltanissetta e i suoi 154 mila euro, essendo Agrigento e Ragusa non pervenute, spesi in consulenza economico finanziaria, contabile, docenze, tecnica, legale, prestazioni mediche.
Il supporto legale è la voce predominante (con gran soddisfazione, a Catania ad esempio, di nomi ricorrenti come Michele Alì, Salvatore Buscemi, Giuseppe Caltabiano, Santo Rivolsi, Antonino Ravi…). Segue poi la consulenza economico finanziaria e contabile, le docenze e le prestazioni mediche.
Sicuramente tutti settori da rafforzare, se non lo sono già abbastanza all’interno delle strutture e se vi si fa tanto ricorso. Perché se così non fosse la consulenza esterna sarebbe ingiustificata.
Il direttore del Dipartimento Pianificazione strategica, Maurizio Guizzardi, ribadiva nel corso di un’intervista pubblicata sul Quotidiano di Sicilia lo scorso 26 agosto che la legge di riforma sanitaria regionale la n.5 del 14 aprile 2009 all’art. 21, 1° c. prevede che “E’ fatto divieto alle Aziende del Servizio sanitario regionale ed agli enti pubblici del settore di affidare mediante appalto di servizi o con consulenze esterne l’espletamento di funzioni il cui esercizio rientra nelle competenze di uffici o di unità operative aziendali. (…) La violazione delle disposizioni di cui ai commi precedenti comporta diretta responsabilità, anche patrimoniale, del direttore generale”.
È qui in gioco la trasparenza dovuta ai siciliani, sui quali, i 12 milioni di euro gravano nell’ordine dei 2,6 euro per ciascuno, tenendo conto che dalla cifra sono escluse Agrigento e Ragusa, almeno finché non sarà chiara la loro posizione. Nel frattempo dal Ministero annunciano che il ministro Brunetta ha, per la prima volta avviato, le procedure ispettive su un campione di circa 100 amministrazioni che non hanno comunicato alcun dato.