Sicilia, tassi di occupazione flop. 8 province su 9 in coda alla classifica

MILANO – In un’epoca in cui la tecnologia la fa da padrona, vanno inevitabilmente di moda i cosiddetti “hashtag”. Tanto da essere usati anche in manifestazioni ufficiali come il Festival del Lavoro, la kermesse dei consulenti del lavoro, tenutasi a Milano. Una tre giorni, quella organizzata da Rosario De Luca (presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro) e Marina Calderone (presidente del Consiglio Nazionale di categoria) che ha visto alternarsi sul palco del MiCo (Milano Congressi) un parterre de roi composto da addetti ai lavori, giornalisti e politici che si sono confrontati su temi all’insegna di #lavoroefuturo.
 
Tematiche declinate anche in chiave di talento. Una dote che, a parere del neodeputato di Forza Italia, il giornalista Giorgio Mulè, “va coltivata per far crescere le individualità e che perfettamente si sposa con un altro aspetto, quello della meritocrazia” ma che non necessariamente va di pari passo con la passione: “Io posso avere la passione per svolgere un’attività – ha concluso Mulè – ma non averne il talento”. Che, troppo spesso ed erroneamente, viene fatto coincidere con il concetto di “giovane”. Ma non sempre è così perché talento significa anche, per chi è avanti con gli anni, capacità di intercettare il cambiamento.
 
La kermesse milanese è stata anche l’occasione per parlare di numeri. Quelli delle “Dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, rapporto annuale redatto dall’Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro. Un documento che, seppur con lievi differenze, di fatto rispecchia l’andamento degli anni scorsi: un Sud in forte sofferenza e un Centro-Nord che vanta tra le prime 24 province città che, sommate, vedono occupata più di due terzi della popolazione in età lavorativa. In Sicilia, a fare un pochino meglio è Ragusa, con un tasso di occupazione (15-64 anni) del 49,1 per cento, 81esima in classifica. Che, però, è fanalino di coda a livello nazionale come redditi (1.059 euro). Le altre otto province vedono Caltanissetta terzultima in Italia (38,5), appaiata con Palermo; Messina (42,5), Siracusa (42,2), Enna (41,1), Catania (40,1), Agrigento (39,7) e Trapani (39,6). Tutte città che, al contrario, primeggiano in classifiche “negative” sia per quanto riguarda la disoccupazione giovanile (ad eccezione, di Ragusa, 59esima, le altre otto province si collocano fra le prime 17 posizioni della classifica nazionale), sia per la differenza tra il tasso di occupazione maschile e femminile (sebbene, in questo caso, le province siciliane siano un po’ più distanziate una dall’altra, con ancora una volta fanalino di coda Ragusa).
 
A una manifestazione che parla di lavoro, ovviamente non poteva mancare il contributo del titolare del relativo dicastero, il vicepremier Luigi Di Maio. Che, oltre all’importanza di una direzione politica univoca dei ministeri per lo Sviluppo economico e di quello del Lavoro, ha posto l’accento sulla “tolleranza zero” nei confronti di qualsiasi forma di sfruttamento ma anche sulla necessità di rendere, per chi fa impresa, meno oneroso e meno burocratizzato il mercato del lavoro. Di sburocratizzazione ha parlato anche l’altro vicepremier, il ministro dell’Interno Matteo Salvini che, come Di Maio, ha sottolineato l’importanza di un fisco “amico” del contribuente, che non significa certo agevolare il furbo. Un concetto espresso all’unisono con il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, secondo la quale “occorre che l’imprenditore sia messo in condizione di poter assumere”. Lavoro e Futuro, simbiosi necessaria per lo sviluppo e la crescita di un Paese.