PALERMO – Ci sono sette nuove aree costiere – una è in Sicilia – che sono a rischio inondazione a causa di una particolare combinazione di fattori che riguarda l’innalzamento del Mediterraneo, i cambiamenti climatici e le caratteristiche geologiche nazionali. La stima arriva dall’Enea che, nei giorni scorsi, ha presentato le muove misure che registrano una “perdita di decine di chilometri quadrati di territorio entro fine secolo”.
Numeri da record arrivano dalla Sicilia: stimati 6 kmq di perdita di territorio a Granelli (Siracusa). Più contenuti gli aggiornamenti che riguardano la sarda Valledoria (Sassari), circa 2 kmq, e la toscana Marina di Campo sull’Isola d’Elba (Livorno) che è coinvolta per qualche centinaio di mq. Nel mirino c’è anche il versante adriatico, che vede il coinvolgimento di ben quattro località differenti – Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti) in Abruzzo, e Lesina (Foggia) in Puglia – con “previsione di arretramento – si legge sul comunicato – delle spiagge e delle aree agricole”.
L’allarme, tuttavia, potrebbe non finire. L’Enea aveva già mappato altre aree a rischio in passato – la zona dell’Alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, il golfo di Taranto e le piane di Oristano e Cagliari – prospettando, inoltre, elevati fattori di rischio anche per altri due siti siciliani: le aree costiere di Catania e delle isole Eolie.
Intercettare questa emergenza e porre rimedio in tempi brevi vale anche per altri siti nazionali molto importanti come la Versilia, in Toscana, Fiumicino, Fondi e altre zone dell’Agro pontino nel Lazio, piane del Sele e del Volturno in Campania.
Le mappe di rischio allagamento sono state presentate dall’Enea nell’ambito della presentazione di un “nuovo modello climatico – hanno spiegato dall’Enea –, su cui i ricercatori dell’Enea, in collaborazione con il Mit di Boston e la comunità scientifica italiana, stanno lavorando grazie al supporto del supercalcolatore Cresco6 dell’Enea, che integra dati oceanografici, geologici e geofisici per previsioni di innalzamento del livello del Mediterraneo molto dettagliate e a breve termine”.
Il lavoro di proiezione dell’innalzamento del livello del mare dei tecnici dell’Agenzia, fino ai tempi recenti, si basava sui dati dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), cioè il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico che è un foro scientifico formato dall’organizzazione metereologica mondiale (Wmo) e dal programma delle Nazioni unite per l’ambiente, entrambi organismi dell’Onu.
La stima effettuata dal gruppo di ricerca internazionale aveva valutato l’innalzamento globale delle acque marine di circa 1 metro al 2100. Numeri che però mancavano di dettagli regionali e così, per colmare questa lacuna, “stiamo realizzando un modello unico al mondo – ha spiegato Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di “Modellistica climatica e impatti” dell’Enea – che combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri – principalmente da Groenlandia e Antartide – l’espansione termica dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e dalle maree, ma anche l’isostasia e i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia, un paese geologicamente attivo dove si manifestano con grande frequenza bradisismi e terremoti anche nelle aree costiere”.
Il rischio è concreto e potrebbe coinvolgere molte persone. In due secoli il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più veloci rispetto agli ultimi 3 mila anni, arrivando a raggiungere un’accelerazione che Fabrizio Antonioli, geomorfologo dell’Enea, ha definito “allarmante”, perché ha toccato quota 3,4 mm solo negli ultimi due decenni.
“Senza un drastico cambio di rotta – ha concluso Antonioli – nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano”. Per l’esperto dell’Agenzia si può fare una “previsione di allagamento fino a 5.500 km2 di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana”.