Vitalizi, Musumeci si smarca: “Sacra la volontà dell’Ars”

PALERMO – Il caldissimo tema del taglio ai vitalizi dei parlamentari (sia nazionali che regionali) tiene impegnata la scena politica, soprattutto perché a Roma la cosiddetta “delibera Fico”, destinata a far risparmiare qualcosa come 40 milioni l’anno, è stata discussa proprio ieri nel corso di una riunione dell’ufficio di Presidenza della Camera. La delibera è stata approvata ma entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2019 e non più, come era inizialmente previsto, dal 1 novembre del 2018.
 
 
Lo ha riferito lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, mentre il ministro dello sviluppo economico e del lavoro Luigi Di Maio ha anticipato che in settimana presenterà in commissione di merito un ddl per tagliare le pensioni d’oro. I parlamentari Cinquestelle ieri hanno voluto festeggiare in piazza Montecitorio questo traguardo considerato “storico”. Ora bisognerà capire come si comporterà la Sicilia, con i parlamentari e soprattutto gli ex parlamentari e i suoi eredi.
 
A questo proposito il Presidente della Regione Nello Musumeci ha passato “la patata bollente” all’Ars. “La volontà del Parlamento è sacra. Io faccio il presidente della Regione e non entro mai a gamba tesa sui lavori dell’Assemblea, né mi occupo delle vicende della geografia parlamentare – ha detto Musumeci – Ci sono i capigruppo che sono deputati a tenere i rapporti con la coalizione e con l’opposizione. Io devo preoccuparmi della crisi idrica, di quella dei rifiuti e di tante cose – ha proseguito Musumeci – Lasciatemi fare il presidente della Regione e non trascinatemi in queste vicenda”.
 
Al suo posto ha espresso una opinione Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima, il movimento fondato dal governatore a Sala d’Ercole, mostrando apertura all’iniziativa del Movimento Cinquestelle che ha annunciato di voler portare all’esame dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana la proposta di un ricalcolo delle somme per i vitalizi. In Sicilia i vitalizi spettano a ben 324 ex deputati e costano alle tasche dei siciliani 18 milioni di euro. Nel corso della precedente legislatura, i pentastellati siciliani avevano proposto al Consiglio di Presidenza dell’Ars di applicare la cosiddetta “delibera Di Maio” che equiparava le pensioni dei parlamentari a quelle dei comuni cittadini non prevedendo trattamenti pensionistici aggiuntivi rispetto a quelli derivanti da contributi versati. Ma la proposta è rimasta fino ad oggi lettera morta. Anzi l’associazione degli ex parlamentari ha presentato una diffida all’Ufficio di Presidenza dell’Ars, considerando tale provvedimento incostituzionale.
 
Ma ora che la delibera è stata approvata a Roma e visto che il Parlamento siciliano si è equiparato con la legge 44/65 al Senato e quindi segue la strada tracciata da Roma nella maggiorparte dei casi, ci si domanda quali determinazioni prenderà la Presidenza dell’Ars. Salvatore Siragusa, che fa parte dell’Ufficio di Presidenza si è mostrato molto deciso: “Si tratta non di abolire diritti quesiti, ma di cancellare privilegi medioevali. Abbiamo cominciato questa legislatura con una battaglia sul tetto agli stipendi, proseguiremo con quella ai vitalizi. Un eventuale sì dell’ufficio di presidenza di Palazzo dei Normanni sarebbe un segnale fortissimo per il Paese”.