Mafia: operazione Delirio, maxiblitz contro clan a Palermo

La Guardia di Finanza sta eseguendo 24 provvedimenti diretti a mafiosi, prestanome ed estorsori di diversi clan della città, nell’ambito di una inchiesta sulle cosche coordinata dalla Dda a Palermo.
 
L’indagine ha fatto emergere il ruolo di Giuseppe Corona, boss di punta nei nuovi assetti di Cosa nostra orfana di Totò Riina, capace di riciclare fiumi di denaro.
 
 
Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani, il "re" del riciclaggio, capace di ripulire denaro illegale e reinvestirlo in una attività lecita.
 
Questo il profilo di Giuseppe Corona il personaggio chiave dell’inchiesta.
 
Nel bar di sua proprietà, la Caffetteria Aurora, gestita dal cognato Fabio Bonaccorso e adesso sequestrato dalla Finanza, durante le ultime elezioni, come riporta La Repubblica, si erano recati Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri del M5s, e Bonaccorso aveva postato una foto sul proprio profilo Facebook.
 
L’indagine – coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Siro De Flammineis – fotografa la mafia del dopo Riina, una mafia in cerca di equilibri, nuovi capi e nuovi business.
 
Corona non era un insospettabile.
 
Il suo nome venne fuori dagli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttano da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia.
 
Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva "é mio fratello".
 
I Madonia gli avrebbero affidato il loro tesoro, tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo, poi sequestrato per mafia.
 
Bar, tabacchi, immobili, Corona negli anni ha fatto molti investimenti.
 
Con il denaro delle cosche, secondo i pm.
 
Nel corso dell’operazione gli arresti domiciliari hanno riguardato quattro persone tra cui un noto penalista palermitano, Nico Riccobene, già finito al centro di un’inchiesta nel 2016, quando era stato sospeso dalla professione con un provvedimento richiesto dalla Procura distrettuale antimafia. La Procura riteneva che il professionista fosse andato oltre il suo mandato in una vicenda riguardante un altro avvocato, Marcello Marcatajo.
 
Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Favaloro, accusato di riciclaggio e associazione magiosa attraverso dei Compro Oro. Favaloro è il figlio del pentito di mafia Marco, tra i responsabili dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso perché si era opposto al racket del pizzo.
 
A Raffaele Favaloro l’avvocato Riccobene avrebbe indicato la strada da seguire per evitare il sequestro dei beni: separarsi dalla moglie e intestarle aziende e proprietà.
 
L’accusa, per il penalista, è di concorso in intestazione fittizia dei beni
 
Intanto il nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza sta inoltre eseguendo decine di perquisizioni e sequestri di società e immobili per diversi milioni di euro.