Il peggio è che la forma è più praticata da chi ha maggiori responsabilità e dovrebbe dare l’esempio di un comportamento veramente umile, alla portata di tutti gli interlocutori, con la conseguenza di effettuare un servizio vero, consistente nel dare senza nulla chiedere e senza nulla attendersi.
L’umanità arretrata ha bisogno del servizio e della solidarietà di chi ha raggiunto notevoli livelli di civiltà e di sviluppo. Meno di un terzo della popolazione umana sta bene ed oltre due terzi sta male. Purtroppo, chi sta bene non ha la tendenza ad aiutare chi ha bisogno, salvo mettendo a posto la propria coscienza con la beneficienza.
Chi vuole fare veramente il bene degli altri deve relegare l’atto di mettere mano al portafoglio in una posizione molto secondaria, mentre al primo posto deve esserci l’azione formativa, consistente nel fornire informazioni di civismo, da un canto, e competenze sui mestieri e sulle professioni, dall’altro. In parole più note, bisogna insegnare a pescare e a fornire le lenze, non a dare il pesce.
Se è così, cittadini e associati stanno sopra, mentre gli incaricati, sotto. Come è possibile che questi ultimi vengano chiamati autorità e alcuni fra i primi gli si rivolgono prostrandosi, anche con tono di voce dimesso?
Non ci siamo! Le cose vanno così, ma dobbiamo dire che vanno male e dobbiamo scriverlo a chiare lettere, invitando ognuno a tenere la schiena dritta, a non umiliarsi, ma a essere umile veramente e non formalmente.
Nella Bibbia, Qoelet o Ecclesiaste (un predicatore) ricorda che c’è un tempo per ogni cosa. Chi è veramente umile sa che c’è il tempo in cui deve dimostrare di essere forte con i forti, senza alterigia o superbia e umile con gli umili.
Naturalmente, non vanno usate le armi fisiche, ma quelle della ragione e della tranquillità. Chi sa di essere del giusto non ha bisogno di alzare la voce né di adoperare coltelli e pistole, a meno che l’interlocutore non sia un bandito che capisca solo coltelli e pistole.
È difficile vivere così, ma si può fare.