CATANIA – Dopo dieci anni di assenza, lei è tornato a Catania nella veste di prefetto. Come ha trovato la città e quali sono le differenze più significative tra il ruolo di questore, ricoperto all’epoca, e il nuovo incarico?
“Nelle città del Sud, è piuttosto frequente che il Governo centrale decida di impegnare un ex questore nella prefettura della medesima città, affinché possa sfruttare, negli interessi dell’intera provincia, le conoscenze già acquisite su quel territorio. Il prefetto, soprattutto al Sud, è considerato dal comune cittadino come la figura a cui rivolgersi, sulle questioni più disparate, quando le altre istituzioni non sono state in grado di soddisfarne le esigenze e le richieste. In realtà, la prefettura ha delle competenze ben precise, alcune delle quali non particolarmente conosciute. Mi riferisco, per esempio, alle attività di Protezione civile. Nonostante la Protezione civile abbia una forte organizzazione a livello centrale, quando scatta un’emergenza, i Comuni fanno riferimento alla prefettura. E’ la prefettura che, in questi casi, coordina le attività volte a far rientrare l’emergenza grazie alla continua collaborazione con la Polizia, i Carabinieri e le altre forze dell’ordine. Funge dunque da elemento di raccordo tra l’autorità centrale e il territorio. Un’altra attività svolta dalla prefettura, ma poco considerata dai cittadini è quella legata all’organizzazione di eventi, in particolare quelli sportivi. Insieme alle società sportive e alle forze di Polizia, prima dell’inizio del campionato di calcio, facciamo un’accurata programmazione che ci permette di individuare le eventuali criticità delle singole partite e impedire, all’occorrenza, la partecipazione di determinate tifoserie”.
Per quanto riguarda la legalità e l’ordine pubblico, in quali attività siete attualmente impegnati?
“Attualmente siamo molto impegnati nella lotta all’abusivismo commerciale. Monitoriamo continuamente soprattutto la zona di Corso Sicilia in cui vi è una massiccia presenta di venditori ambulanti, soprattutto extracomunitari. Lo scopo è quello di tutelare i commercianti regolari, garantire le norme igienico-sanitarie spesso disattese, senza però penalizzare gli ambulanti.
Molti problemi di ordine pubblico sono legati alle forti carenze della polizia municipale. In passato il questore poteva avvalersi del corpo di polizia municipale per lo svolgimento di determinate attività di carattere amministrativo, oggi non più”.
Quanto è massiccia, sul territorio la presenza di immigrati? La prefettura è in grado di monitorare il fenomeno?
“A Catania vivono ben 15 mila rumeni. Stiamo cercando di comprendere meglio l’entità del fenomeno dell’immigrazione in modo da quantificare la presenza delle varie etnie e prevenire gli eventuali reati commessi da cittadini stranieri. Conoscere l’entità del fenomeno è obiettivamente difficile: molti immigrati irregolari si nascono tra le campagne e vengono impiegati nel lavoro agricolo, soprattutto nelle serre. Sono attive sul territorio delle associazioni di cittadini stranieri, regolarmente accreditate, con cui abbiamo istaurato un dialogo proficuo”.
Com’è la situazione per quanto riguarda la criminalità?
“La crisi economica ha causato un consistente aumento di piccoli reati, quali le rapine ai supermercati, i furti e gli scippi. Per quanto riguarda la criminalità organizzata di stampo mafioso, al momento del mio insediamento, ho predisposto la realizzazione di un monitoraggio in grado di fornire un quadro delle famiglie mafiose che controllano il territorio. La magistratura, negli ultimi tempi ha raggiunto importanti risultati, grazie anche al valido aiuto delle forze dell’ordine. Negli ultimi mesi sono stati arrestati alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata. Purtroppo la forza del vincolo associativo supera il prestigio del singolo boss. Arrestato un mafioso, la famiglia continua nella propria attività consolidata. Per questo è tanto difficile sradicare la mafia dal territorio”.
Sinergia con le altre prefetture siciliane e impegno per il finanziamento di 20 progetti di sicurezza
Svolge attività in sinergia con gli altri prefetti della Sicilia?
“Abbiamo recentemente ripristinato il Comitato interprovinciale. Secondo quanto previsto da un decreto ministeriale, le prefetture di Palermo e Catania sono tenute a coordinare le attività in ambito interprovinciale, rispettivamente nell’area occidentale e in quella orientale. Il decreto è di vecchia data, negli anni il Comitato aveva però perso la propria validità. Io e i colleghi delle 5 provincie orientali abbiamo deciso di rivalorizzare il ruolo del comitato, quale strumento in grado di trattare trasversalmente questioni di varia natura. In particolare, quelle riguardanti le aree di confine tra provincie, spesso poco soggette al controllo da parte dell’autorità centrale”.
Avete progetti comuni nell’ambito del Pon Sicurezza?
“Intanto, su mia richiesta, il corpo di polizia di Catania è stato scisso da quello di Palermo che, fino a qualche tempo fa, gestiva tutti i progetti riguardanti la sicurezza dell’intera Sicilia. La scorsa settimana, nel corso di un incontro a cui hanno preso parte il prefetto, il questore e il vice capo della polizia, abbiamo attenzionato diversi progetti riguardanti le provincie della Sicilia Orientale. Insieme ai prefetti delle altre provincie, sceglieremo 20 progetti che trasmetteremo all’Autorità centrale la quale, effettuati i dovuti controlli, li presenterà in sede europea per l’ottenimento dei relativi finanziamenti. I progetti sono compartecipati tra Comuni, Provincie, Regione e prefettura e rappresentano per la nostra regione un’importante opportunità”.