Migranti: Diciotti, Salvini cede, “Fate scendere a terra i ragazzi”

Poco dopo le 23 sono scesi dalla nave Diciotti i 27 minorenni che si trovano a bordo dell’imbarcazione della Guardia costiera, assieme a 150 adulti.
I ragazzi sono stati trasferiti in due centri di accoglienza messi a disposizione dai Servizi sociali del Comune di Catania.
 
 
Salvini aveva ceduto sui minori in serata, mente era in diretta Facebook: "Sulla nave Diciotti ci sono bambini? Loro scendano, faccio un passo oltre".
 
Poche ore prima la Procura per i minorenni di Catania aveva inviato una lettera al Ministri dell’Interno e a quello delle Infrastruttura Toninelli, al Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e al Prefetto, con la quale quale chiedeva che "i minorenni non accompagnati" fossero "fatti sbarcare" da nave Diciotti.
 
La notizia resa nota da Unicef-Intersos  era stata confermata dalla procuratore Caterina Ajello.
 
 
Sulla nave della Guardia costiera c’erano dunque, tra i 177 migranti,  27 minorenni non accompagnati.
 
Nella missiva, la Procura per i minorenni di Catania "evidenzia che sono stati elusi i diritti" dei minorenni non accompagnati.
 
Tra questi diritti elusi "il divieto di respingimento, essere accolti in strutture idonee, avere un tutore, presentare domanda di protezione internazionale e di essere ricongiunti ad eventuali parenti regolarmente soggiornanti in altri stati europei".
 
La Procura ha scritto di attendere "riscontro per poter avviare il procedimento a tutela dei minorenni presso il Tribunale per i minorenni cosi come previsto dalle normative vigenti".
 
L’iniziativa della Procuratrice Ajello fa seguito alla segnalazione di 27 minorenni non accompagnati sulla Diciotti segnalati dal team Unicef-Intersos presente a bordo, chiedendo all’Autorità Giudiziaria di "intervenire, per tutelare i diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali, dalla normativa europea e da quella italiana".
 
Intanto l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano ha scritto una lettera al Comandante generale della Guardia Costiera, Ammiraglio Giovanni Pettorino, e al Capo Dipartimento libertà civili del Ministero dell’interno, Prefetto Gerarda Pantalone.
 
La nota richiama il principio che "i minorenni non possono essere respinti e devono essere adeguatamente accolti".
 
Con essa l’Autorità garante chiede con urgenza informazioni ufficiali circa il numero dei minorenni a bordo e se si trovino soli o insieme a familiari o adulti di riferimento.
 
"Queste informazioni sono fondamentali per poter organizzare tempestivamente ed efficacemente le necessarie misure di accoglienza previste dal nostro ordinamento giuridico, in attuazione alle norme nazionali e agli obblighi internazionali" si legge nella nota.
 
"Misure previste sia a favore dei minorenni che arrivano soli nel nostro Paese, per i quali l’art. 3 della legge 47/2017 stabilisce che: ‘In nessun caso può disporsi il respingimento alla frontiera di minori stranieri non accompagnati’; sia nei confronti dei ragazzi che arrivano accompagnati da un adulto, in quanto, in questi casi, occorre preliminarmente accertare la reale sussistenza di un rapporto di filiazione o di un legittimo affidamento".
 
"Tenere anche i minorenni non accompagnati fermi per sette giorni su una nave senza avere potuto vedere un documento amministrativo da potere impugnare è uno scandalo incredibile, una violazione dello stato di diritto".
 
E’ l’opinione di Cesare Fermi, responsabile Migration di Intersos, l’Ong che ha attivato la Procura per i minorenni di Catania e che era pronta a presentare un ricorso al Tribunale Europeo per i diritti dell’uomo.
 
"Sulla nave stanno tutti bene – sottolinea Fermi – e la guardia costiera sta facendo un grande lavoro per coinvolgere i profughi. Anche se la nostra percezione è che questa situazione la vivano non imbarazzo, ma loro sono veramente bravi". Sanno lavorare con grande esperienza anche i volontari di Intersos a bordo di nave Diciotti nell’ambito di un progetto dell’Unicef. Con calma e pazienza hanno aspettato che l’unica minorenne somala non accompagnata a bordo si sia ‘sbloccata’, superando shock psicologici e fisici, e finalmente ieri sia tornata a parlare, dicendo pochissime parole che sono le premesse di un ritorno alla normalità.
 
"Vengono tutti – spiega Fermi – dai campi in Libia, e molti di loro hanno segni di violenza addosso, come un ragazzino che ha una cicatrice sotto un braccio. Le loro sono storie drammatiche alla quale bisogna porre fine al più presto, nel rispetto del diritto umano e del senso di civiltà e legalità".