Rsu, differenziata zoppa senza energimpianti

PALERMO – Almeno un altro anno col fiato sul collo dell’emergenza, che magari può non manifestarsi, ma resta sempre in agguato. Tempistiche lanciate a giugno dal governatore Musumeci e ribadite al QdS anche dal dirigente generale del Dipartimento Acque e Rifiuti, Salvatore Cocina, perché attualmente la Regione sta lavorando su più fronti contemporaneamente – crescita della differenziata, impiantistica, trasparenza delle procedure, soprattutto – con l’obiettivo unico di tirarsi fuori dal pantano.
 
A dimostrare lo stato complicato della situazione ci sono diversi esempi, da quelli dei mesi scorsi – a Caltanissetta anche l’intervento dell’Asp per dichiarare l’esistenza di un’emergenza igienica in città, che ha poi visto due ordinanze del sindaco – fino a quelli più recenti, con il deputato regionale stellato Di Caro che ha espresso la sua preoccupazione per “un sistema di raccolta sicuramente lacunoso e scadente associato ad inciviltà diffusa, un mix devastante che sta creando una vera e propria emergenza igienico-sanitaria in tutta la provincia di Agrigento”.
 
Criticità legate a molteplici fattori che si ricollegano soprattutto a un sistema che fino a qualche anno fa era soffocato da una raccolta differenziata intorno al 10% (obiettivo di legge al 65%, media nazionale al 50%) e uno smaltimento in discarica che, ancora nel 2016 (dati Ispra), si prendeva circa l’80% degli oltre due milioni di tonnellate di rifiuti prodotti. Elementi che derivano da un reticolo di potere, spesso deviato, che ha visto il coinvolgimento di amministrazioni e imprese private, come documentato da numerose indagini della magistratura e dagli svariati rapporti della commissione inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
 
I comuni vivono di proroghe
Il governo Musumeci ha confermato la tradizionale tendenza al rinvio delle scadenze per i Comuni isolani. L’ordinanza dello scorso 10 agosto, dopo un’estate di polemiche infuocate con i primi cittadini isolani, ha infatti posticipato la prevista data di scadenza del 31 luglio per il raggiungimento del 30% di raccolta differenziata, superando, inoltre, anche la richiesta di accordi per il trasferimento all’estero o in altre regioni della quota eccedente del quantitativo totale da conferire in discarica stabilito per ogni ente locale.
 
La svolta della differenziata
Gli ultimi dati, aggiornati al giugno scorso, confermano il raggiungimento del 30,4% della raccolta differenziata in Sicilia, una tendenza che dimostra la grande crescita registrata da numerosi comuni isolani, mentre a faticare sono ancora le grandi città. Il Comune di Catania, nei primi cinque mesi, ha oscillato tra il 9 e il 7%, mentre Palermo si è spinto appena più in alto, toccando il 15% nel corso dell’ultimo mese monitorato. Netta la crescita di Siracusa che ha superato la quota del 22%. L’Italia e l’Europa sono ancora lontane, ma la strada tracciata è quella giusta.
 
Senza impianti non si va da nessuna parte
Gli impianti servono. In questa fase di necessità la Regione sta chiedendo, con particolare attenzione, una mano ai privati. Nelle scorse settimane è stato diramato un avviso pubblico esplorativo per acquisire manifestazioni di interesse con lo scopo di favorire “la partecipazione e consultazione del maggior numero di operatori economici attivi in ambito nazionale e internazionale, che siano disponibili ad installare, su siti individuati dagli stessi o in collaborazione con le società di gestione (Srr) ricadenti nel territorio, impianti mobili per il trattamento della frazione umida compostabile”. Un tentativo, ha spiegato Cocina al QdS, per superare l’immobilismo di molte Srr, che sono subentrate in seguito agli Ato, ma che sono rimaste per diverso tempo del tutto congelate. Un problema già noto durante il governo Crocetta che, infatti, aveva proceduto al commissariamento per attivarle.
 
Chiusura del ciclo e termovalorizzazione
A dicembre, lo ha confermato anche il dirigente Cocina, sarà presentato il tanto atteso Piano dei rifiuti, dopo la definizione del Piano stralcio delle scorse settimane. In quella sede si potrà capire in che modo la Regione intende chiudere il suo ciclo dei rifiuti visto che la gerarchia europea impone, dopo prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, anche il recupero per altri scopi, come l’energia e lo smaltimento. Un modello presente in tutta Europa e in tutte le città più all’avanguardia e sostenibili (Copenaghen e Berlino, tra queste) dove i cosiddetti termovalorizzatori operano nell’assoluto rispetto delle norme ambientali e producono energia termica ed elettrica dai rifiuti per gli abitanti.
 
Ma il Governo Giallo-verde vuole chiudere gli impianti energetici
Intanto, a livello nazionale, il ministro Costa, dopo aver proposto l’impugnativa poi accolta della legge regionale Marche sull’incenerimento dei rifiuti, sembra intenzionato a modificare l’articolo 35 dello Sblocca Italia, voluto dal governo Renzi, che aveva previsto una quota di rifiuti da smaltire per regione, al fine di chiudere il ciclo, tramite valorizzazione energetica. Circa 700 mila tonnellate all’anno, a fronte di una raccolta del 65%, era stata la quota fissata per la Sicilia che attualmente non ha nemmeno un impianto.
 

 
Intervista a Salvatore Cocina, dirigente generale del dipartimento regionale Acqua e rifiuti
"Puntiamo al 50% nel giro di due anni, ma serve un’impiantistica adeguata"
 
PALERMO – Salvatore Cocina, già Energy manager della Regione, commissario dell’Arpa e dirigente dell’Ufficio speciale per la differenziata, è dirigente generale del dipartimento Acque e Rifiuti della Regione siciliana.
 
La Regione ha lanciato un avviso pubblico esplorativo per acquisire manifestazioni di interesse da parte dei privati in relazione all’installazione, su siti individuati anche in collaborazione con le Srr, impianti mobili per il trattamento della frazione umida. Una chiamata ai privati per superare le difficoltà del momento?
“Il nostro obiettivo fondamentale consiste nell’eliminare le storture e qualche squilibrio, provvedendo ad aumentare la dotazione di impianti, soprattutto nelle zone che sono ancora sprovviste. Dobbiamo evitare che quando un impianto si ferma, poi finisce per andare in crisi l’intero sistema. In questo modo stiamo cercando di potenziare l’offerta, nelle more di quelli che poi saranno gli impianti definitivi”.
Intanto la differenziata cresce, ma c’è il rischio che non sia abbastanza.
“Ormai abbiamo superato il 30% (si era a poco più del 10% qualche anno fa, ndr), anche se ci preoccupa molto la situazione registrata a Palermo e Catania, che sono particolarmente in ritardo. Per queste realtà sarà necessario potenziare il servizio di porta a porta, non ci sono altre soluzioni. Contiamo comunque di arrivare al 50% nel giro dei prossimi due anni, ma nel contempo sarà necessario avere un’impiantistica in grado di sostenere questa crescita, altrimenti daremo facili alibi”.
Che tempistica prevede per i nuovi impianti?
“Ci sono quelli pubblici che sono nove e gli altri privati autorizzati, pensiamo di poter avere un’impiantistica sufficiente nel giro di uno o due anni. Stiamo lavorando per mettere in moto al più presto i nuovi impianti”.
Quindi, in questa fase, state lavorando per superare questa complicata e lunghissima fase di emergenza?
“Stiamo procedendo lungo diversi binari – potenziamento della differenziata e programmazione dell’impiantistica –, per uscire al più presto dall’emergenza”.
La gerarchia europea del rifiuto sottolinea la necessità di chiudere il ciclo con la valorizzazione energetica, eppure non si parla ancora di termovalorizzatori in Sicilia. Rientrano nel programma di una futura e virtuosa gestione dei rifiuti in Sicilia?
“Attualmente i termovalorizzatori non rientrano tra le priorità dell’azione, perché siamo concentrati nell’affrontare e superare l’emergenza tramite la programmazione degli interventi più urgenti. Per quanto riguarda la definizione di questo aspetto, bisognerà attendere il Piano dei Rifiuti che sarà presentato a dicembre”.
 

 
Piano per la trasparenza delle lobby di settore
 
PALERMO – Anche l’attività di lobbying nel settore dei rifiuti avrà le sue regole. Alla fine di agosto, l’assessore Pierobon ha firmato un decreto per garantire la “trasparenza dell’attività politica e amministrativa, nel rispetto del pluralismo economico, sociale, e culturale” che disciplina l’attività di rappresentanza d’interessi particolari presso l’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità e delle strutture dallo stesso dipendenti.
 
In questo senso, anche l’attività di rappresentanza di interessi se svolta “secondo i principi di legalità, trasparenza, correttezza istituzionale” costituisce “positivo strumento di partecipazione ed arricchimento del processo democratico”.
 
Per procedere in questa direzione, l’ambito di azione svolto nei confronti dei decisori pubblici può essere sollecitato con proposte, richieste, suggerimenti, studi, ricerche, analisi e altri documenti ricognitivi della posizione del gruppo di interesse particolare per “incidere lecitamente sui processi decisionali pubblici in atto”. L’articolo 3 istituisce, inoltre, il registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari e si stabiliscono le modalità per l’iscrizione.