Il 50% dei bimbi obesi lo sarà anche da adulto

ROMA – Secondo una recente mappatura realizzata dal Joint Research Centre della Commissione europea, il 31% dei bambini italiani soffre di obesità. Di prevenzione si parlerà all’incontro “La salute si impara da piccoli-Corretti stili di vita per #CrescereInSalute”, promosso da UniSalute e di scena sabato pomeriggio al San Filippo Neri di Bologna.
 
 
“Aiutati dal nostro comitato scientifico – spiega Fiammetta Fabris, amministratore delegato di UniSalute – abbiamo immaginato di investire per far sì che bimbi e famiglie possano cominciare un nuovo percorso insieme. Come UniSalute, cerchiamo non tanto e non solo una risposta sulle singole prestazioni, ma una vera e propria presa in carico. Il percorso educativo è lungo, c’è bisogno di star vicini alle persone, e proprio per questo nei nostri programmi offriamo un’assistenza a cura di nutrizionisti, psicologi, medici”.
 
Rispetto alla mappatura realizzata dal Joint Research Centre della Commissione europea i risultati del Who Childhood Obesity Surveillance Initiative (Cosi) sono meno gravi, ma vedono comunque l’Italia raggiungere il 21% di bimbi obesi o in sovrappeso. Non va meglio in Europa, dove (considerando la stima su nove Paesi) e’ obeso un bambino su tre. Numeri che si affiancano a quelli di una ricerca ad hoc sugli stili di vita nella fascia 6-19 anni commissionata da UniSalute a Nomisma a proposito di dieta e movimento, sulla base di 4.000 interviste a bambini e adolescenti.
 
“Emerge – illustra Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Nomisma – che la colazione viene un po’ trascurata, ad esempio, ma anche che oltre l’80% dei ragazzi pratica sport. Un ruolo fondamentale è quello dei genitori, che diventano veri influencer di stili alimentari e sportivi. Abbiamo notato una correlazione fortissima tra genitori che fanno sport e pratica sportiva nei relativi figli, e la stessa cosa riguarda lo stile alimentare: genitori attenti hanno anche bambini attenti, di solito. Certo – avvisa l’esperta di Nomisma – le buone abitudini col tempo un po’ si perdono, per questo il lavoro di sensibilizzazione come elemento chiave alla base degli stili di vita corretti deve essere portato avanti con determinazione”
 
“Un soggetto su tre in età pediatrica, quindi dai 0 ai 18 anni, è sovrappeso o obeso – ricorda Andrea Pession, direttore responsabile della Pediatria del Sant’Orsola-Malpighi di Bologna -. Il vero problema di questo eccesso di grasso, che comporta poi problemi di salute, è legato essenzialmente al fatto che il 50% dei soggetti obesi in età pediatrica lo sarà anche da adulto. Per il 95% dei casi l’obesità è detta essenziale, primitiva, e solo nel 5% dei casi è secondaria, è patologia. Bisogna che il pediatra escluda questo 5%, per il resto spesso il problema è di carattere famigliare”.