Corte dei conti: indagine su demanio marittimo dopo inchiesta Qds

La Corte dei conti ha aperto un’indagine sui canoni demaniali marittimi in Sicilia: su richiesta della Procura contabile, la Guardia di Finanza e la Capitaneria di porto oggi si sono recati alla Ragioneria generale della Regione e all’assessorato all’Ambiente per acquisire documenti sulla gestione delle spiagge siciliane.
 
L’indagine tende a stabilire eventuali responsabilità amministrative e contabili sui canoni.
 
Diversi faldoni sono stati acquisiti dagli investigatori e l’operazione è ancora in corso.
 
Il 25 agosto scorso il nostro giornale aveva dedicato un’inchiesta all’argomento, titolando in prima "Spiagge siciliane svendute", dedicando un’intera pagina a questo tema (leggi qui).
 
Questo l’incipit di Rosario Battiato, autore dell’inchiesta: "Ottomila chilometri di coste, più di 52 mila concessioni, oltre 30 mila imprese del settore. I numeri dell’ennesima estate caldissima sono stritolati tra i titolari degli stabilimenti balneari, gli ambientalisti per la spiaggia libera, e il caos normativo che impera, annacquato da direttive comunitarie non rispettate, norme nazionali assenti e autonomie regionali".
 
Nell’inchiesta si sottolineava come la situazione fosse in precario equilibrio, tra la necessità di mantenere in vita i flussi turistici e un comparto che fattura miliardi di euro all’anno, "garantendo al contempo l’accesso e la fruizione di un bene demaniale e il valore della libera concorrenza. Una commistione di elementi in un calderone che è a rischio ebollizione da almeno un decennio".
 
"Da una parte -scriveva Battiato – c’è la richiesta della direttiva Bolkestein, che prevede le gare per le concessioni, dall’altra la rivendicazione di un diritto basato sulla consuetudine e sugli investimenti realizzati nel corso degli anni, mentre l’Italia, seppur nel mirino di una procedura di infrazione nel 2009 per non aver dato corso alla richiesta comunitaria, continua a prorogare le concessioni – l’ultima scadrà nel 2020, anche se c’è stata una sentenza della Corte di Giustizia Ue che l’ha bocciata – e l’intero settore vive un periodo di grande incertezza".
 
Venivano sottolineati poi i dati forniti da Legambiente nell’ultimo rapporto "Le spiagge sono di tutti": oltre il 60% delle coste sabbiose in Italia è occupato da stabilimenti balneari con "concessioni senza controlli e canoni bassissimi a fronte di guadagni enormi".
 
"Più volte – ha detto Alessandro Cilano presidente regionale della Fiba balneari – abbiamo denunciato quanto non funziona sulla gestione dei canoni demaniali marittimi. Mancano almeno 40 milioni di euro l’anno di introiti nelle casse regionali. Come sempre anche in Sicilia vengono tutelati i furbi, quelli che hanno la gestione delle spiagge e non sono conosciuti dagli uffici regionali. La gestione della Capitaneria aveva un costo minimo rispetto ai costi della Regione, il passaggio è stato un fallimento".
 
"Lo abbiamo ribadito – ha aggiunto Cilano – più volte in questi ultimi mesi all’assessore al Territorio Totò Cordaro: serve un’inversione di marcia. E’ una materia complessa che deve essere affidata a chi la conosce. Finora, soprattutto con le ultime decisioni prese dai governi passati, è stato un caos con gravi danni per l’intera categoria. E’ assolutamente normale che la Corte dei conti batta cassa. Le perdite sono state consistenti".