“La gestione dei rifiuti e dell’acqua in Sicilia – ha accusato Lombardo – è in mano alla mafia”. Senza tergiversare il governatore si è poi scagliato nel dettaglio contro le varie deformazioni del sistema. “Nel settore dell’acqua ad esempio in ordine e attorno alla costruzione delle dighe in Sicilia si trovano prove concrete dell’interesse mafioso”. Tuttavia non solo criminalità ma anche responsabilità politiche in merito al fallimento del sistema Ato isolano, che poi la Regione stessa ha dovuto colmare sborsando cifre importanti. “Non c’è dubbio – ha proseguito Lombardo – che il disagio per i rifiuti accumulati lo abbiamo affrontato con i nervi saldi ma soprattutto anticipando centinaia di migliaia di euro alle Ato”.
A tal proposito si sta lavorando al nuovo piano rifiuti che non farà perno sui termovalorizzatori, ma sulla differenziata, che dovrà arrivare alla quota europea del 60%. “Dobbiamo creare – ha spiegato Lombardo – meccanismi premiali sanzionatori per sviluppare la differenziata e passare dal 5%-6% attuale al 60%, che ci farà costare di meno il servizio e che ci consentirà di impiegare la manodopera in surplus che attualmente lavora negli ambiti. La piccola frazione residua potrà alimentare gli impianti termoelettrici piuttosto che fare da combustibile alla valorizzazione termica”. Anche sulla questione della ripubblicizzazione del servizio dell’acqua l’esponente isolano spiega come si stia affrontando in maniera precisa la questione.
“A proposito di rivedere e ridiscutere circa la gestione privata dell’acqua e quindi il ritorno ad un sistema di gestione pubblica stiamo in una fase di studio in quanto in molte province c’è già l’Ato corrispondente, non come per i rifiuti, ma il problema di tornare alla gestione diretta da parte dei sindaci comporta delle conseguenze, in quanto un’impresa che ha vinto una gara avrà il suo piano industriale e si aspetta dei contributi dai fondi strutturali e non può essere facilmente liquidata. Anche se a Palermo la società che gestisce il servizio è già profondamente sofferente”.