Fanno fallire Catania, salvano Torino e Napoli

L’amministrazione comunale di Torino (880 mila abitanti) ha debiti per 4 miliardi; l’amministrazione comunale di Napoli (964 mila abitanti) ha debiti per 2,5 miliardi; l’amministrazione comunale di Catania (312 mila abitanti) ne ha per 1,6.
La città etnea deve dichiarare il dissesto entro il 14 dicembre, mentre quella piemontese e l’altra campana continuano nella loro attività. Tutto ciò comporta che alle falde dell’Etna cittadini, imprese, artigiani, professionisti, fornitori ed altri subiranno una decurtazione dei loro crediti oscillanti tra il 40 e il 60%, mentre i colleghi delle due città incasseranno ciò che gli spetta al cento per cento.
Ecco un classico esempio di figli e figliastri, cioè di città che si trovano nelle medesime condizioni ma vengono trattate dal Governo in maniera palesemente diversa. Napoli ha un santo protettore che è Luigi Di Maio, capo politico dell’M5s e vice presidente del Consiglio, il quale ribadisce più volte che la sua famiglia abita in quel territorio e quindi va difeso ad oltranza.
 
Torino è amministrata da Chiara Appendino, una pentastellata di ultima generazione e per ciò stesso difesa dal governo.
Riassumendo: due città favorite dai grillini e una terza reietta e metaforicamente mandata al macero. Per il centro isolano ci dovrebbe pensare, a mo’ di compensazione, Matteo Salvini, il quale è di fatto diventato il leader del Centro-Destra e quindi in fase con l’amministrazione. Ma egli si è disinteressato della questione, a meno di un ripensamento prima del fatidico termine sopra indicato, dopo del quale non vi sarà più nulla da fare.
Abbiamo pubblicato due pagine sintomatiche ed esaustive del nostro Lino Barreca, avvocato amministrativista e cassazionista, nelle quali è stato spiegato per filo e per segno quello che accadrà alla città di Catania dopo la nomina dei tre commissari che dovranno gestire l’Amministrazione ormai in dissesto.
Abbiamo voluto completare il quadro con una ulteriore illuminante pagina dello stesso Barreca, che dimostra come non solo ciò che accadrà entro il 14 dicembre sarà fortemente deleterio per l’economia della città, ma anche genererà una situazione gravissima per l’Amministrazione guidata da Salvo Pogliese.
 
Perché il giovane sindaco e la sua Giunta avranno le mani legate? Sarà loro impedito di chiedere mutui, perderà in tutto o in parte il proprio patrimonio immobiliare, non avrà strumenti finanziari per sviluppare l’economia della città, non potrà assumere personale e dovrà licenziare quello in esubero, nonché saranno impedite altre iniziative analoghe.
Da quanto precede, il sindaco e la sua Giunta saranno azzoppati. Di questo, ovviamente, non hanno alcuna responsabilità: però un’azione monca avrà certamente riflessi nella primavera del 2023 quando i catanesi saranno chiamati ad eleggere un nuovo sindaco o a confermare quello uscente.
Non so se potrebbe essere utile che intanto sindaco e Giunta si dimettessero e lasciassero il campo ad un commissario per gestire l’ordinaria amministrazione fino alla primavera del 2019, quando tutto ricomincerebbe da capo. Con alte probabilità il sindaco Pogliese sarebbe rieletto. Siamo nel campo delle ipotesi ma dobbiamo guardare al futuro di Catania con ottimismo, scegliendo le soluzioni migliori.
 
Catania ha bisogno di infrastrutture, il suo territorio deve essere preso sotto osservazione attivando nei tempi più brevi quelle manutenzioni straordinarie di cui abbisogna, occorre attivare la raccolta differenziata dei rifiuti per portarla ad un livello non inferiore al 50%, e poi puntare all’obiettivo europeo del 65%.
L’Amministrazione ha un disperato bisogno di incassi e pertanto occorre mettere in atto servizi di riscossione per tagliare la morosità enorme e ingiustificata che pare superi il 50%.
Come è possibile che non si riesce a far pagare da tutti i catanesi le doverose tasse comunali per i servizi che ricevono? E come è possibile che vi sia la maggior parte dei cittadini trasportati sugli autobus dell’Amt che non paga i biglietti? Com’è noto i trasportati dovrebbero coprire oltre un terzo del bilancio della società, ma a Catania non è così, nonostante i 42 autobus nuovi acquistati dalla Giunta Bianco.
Nell’interesse di tutti è comunque importante che Catania scelga la strada di minor danno possibile.