Se in Sicilia vi fosse un grande terremoto (peraltro “atteso” entro 45-50 anni), le scuole sarebbero tra le prime strutture a rischio di crolli mettendo a repentaglio la vita di 136.000 studenti. Il dato lo si ricava facilmente mettendo in relazione la popolazione scolastica siciliana (144.950 scolari) con la percentuale di scuole in Sicilia a rischio sismico (94,25%). Secondo le risultanze del rapporto di Legambiente 2009 il Sud si conferma luogo in cui manca una efficace politica volta a creare condizioni strutturali degli edifici scolastici sempre più sostenibili. Si continua ad investire poco in edilizia scolastica: Messina (86ª), si pone in coda alla graduatoria, mentre Catania, tra le altre, dimostra mancanza di interesse al tema inviando dati incompleti.
Fa eccezione Caltanissetta (28ª), dove alcuni edifici sfruttano l’energia pulita attraverso pannelli fotovoltaici e solare termici.
In Sicilia poi, il 39,96% degli edifici scolastici necessita di manutenzioni urgenti (rispetto al 24,77% che hanno goduto di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni). Solo il 35,59% ha il certificato di agibilità statica, il 25,27% quello di agibilità igienico-sanitaria, circa il 30% il certificato di prevenzione incendi e nel 12% dei casi sono ancora presenti strutture con amianto. I nodi problematici irrisolti dimostrano come nei confronti delle politiche del Sud manchi una regia nazionale ed una programmazione regionale. “Un vuoto di pianificazione politica, amministrativa e finanziaria – si afferma nel rapporto Ecosistema Scuola 2009 -, che diviene ancora più evidente se teniamo conto dell’emergenza intorno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: la metà dei quali non ha, ancora oggi, certificazioni importanti come ad esempio, il certificato di prevenzione incendi e non possiede scale di sicurezza”.
La graduatoria delle scuole primarie e secondarie di primo grado secondo il livello di qualità dell’edilizia scolastica vede al 28° posto Caltanissetta con un punteggio del 64,99% rispetto al 98,01% di Prato, cui seguono al 49° posto Ragusa (53,17%), Palermo 66° posto (42,95%), al 76° posto Trapani (30,1%), all’86° posto Messina (12,80%). Bocciati da Legambiente Enna, Siracusa, Agrigento e Catania, poiché non hanno inviato alcun dato o in alcuni casi incompleti.
Per le scuole superiori (scuole delle Province) i risultati non cambiano di molto. Capofila Ravenna (82,47%), cui segue solo al 15° posto Trapani (62,03%), Ragusa al 34° posto (48,9%), Enna al 35° posto, Catania 57° e ultima Agrigento (7,9%).
Dall’incrocio dei dati forniti da Comuni e Province è stata messa a punto una graduatoria che fornisce l’idea di quali siano le città con un patrimonio edilizio scolastico a norma. In vetta alla classifica Parma (79,52%) e solo al 31° posto Ragusa (50,64%), 37° posto Trapani (46.07%). Stando così le cose, non si può che confermare la perdurante situazione di stallo in cui versano i nostri istituti scolastici.
Su 642 edifici scolastici valutati da Legambiente, l’1,30% è stato realizzato prima del 1900, il 44% tra il 1940 e il 1974 e solo il 12,69% sono stati realizzati tra il 1990 ed il 2007 (ben 17 anni) ed il 24,35% tra il 1974 e il 1990. è stato questo il periodo dove l’edilizia scolastica ha ricevuto maggiore attenzione da parte della PA. Da tenere presente che per il 79,56% si tratta di edifici destinati all’uso scolastico, per il 14,67% destinati ad abitazioni ed per il 16,49% in affitto. A questi dati, bisogna aggiungere che il 60,46% delle scuole sono prive di strutture per praticare sport. Siamo ancora molto lontani dagli standard europei, ma anche nazionali.
E la politica? Nel bilancio di previsione per l’anno finanziario 2010 la Regione Siciliana ha previsto soltanto una somma di 2 milioni e 360 mila euro per lavori di manutenzione ordinaria e riparazione e di 2 milioni e 200 mila euro per le spese urgenti riguardanti il ripristino di condizioni di igiene e sicurezza. Ora, in virtù dello stanziamento di 300 milioni di euro previsti nella legge finanziaria 2010 per la messa in sicurezza degli immobili scolastici italiani si richiede un grosso sforzo da parte della Regione, ma certamente ancora vi è tanto da fare, non solo destinando risorse sempre maggiori all’edilizia scolastica, ma agendo sempre più in collaborazione e sinergia con gli enti locali, dai quali, per legge, devono partire le istanze del territorio.