Rifiuti: Sicilia obsoleta, indietro di 12 anni

PALERMO – Minuscoli passi in avanti non permettono di poter raccontare un reale miglioramento: la raccolta differenziata siciliana, secondo i dati aggiornati al 2017, si colloca al 21,7%, ancora distante anni luce dalla media nazionale (55,5%) e da quella del Mezzogiorno (41,9%), fallendo clamorosamente, ancora per un altro anno, gli obiettivi della normativa (35% al 2006; 40% al 2007; 45% al 2008; 50% al 2009; 60% al 2011; 65% al 2012). La tendenza positiva, rispetto allo scorso anno, è pari a 6,3 punti percentuali e non risolve le contraddizioni di un sistema che, nell’ambito della gestione, vede ancora il 73% dei rifiuti prodotti smaltiti in discarica e che registra, in generale, una penuria di impianti che non consente l’avvio di una vera e propria filiera del riciclo. E ancora senza impianti di valorizzazione energetica, in attesa del piano rifiuti di dicembre che dovrebbe svelare i programmi della Regione nel medio e lungo periodo. Tutti i numeri sono stati pubblicati, nei giorni scorsi, dall’Ispra nell’annuale Rapporto Rifiuti Urbani 2018.
 
Anche considerando i dati diffusi soltanto qualche giorno fa dal presidente della Regione, Nello Musumeci, che vorrebbero la Sicilia al 34% di Rd (con un incremento “del 50% rispetto al 2017”), la nostra regione, come detto, non riesce nemmeno a raggiungere l’obiettivo stabilito dall’Ue per il 2006 (35%): cioè abbiamo ben dodici anni di ritardo, ancora non del tutto colmati.
 
PRODUZIONE
E DIFFERENZIATA
La produzione dei rifiuti urbani della regione Sicilia ha fatto rilevare, tra il 2016 e il 2017, una riduzione del 2,5%, attestandosi nell’ultimo anno a poco meno di 2,3 milioni di tonnellate. Il calo della produzione è stato più elevato di quello nazionale (-1,7%) e del Sud Italia (-2,2%). La raccolta differenziata – pari al 21,7%, in linea con i dati dell’Osservatorio regionale che l’aveva collocata a poco più del 22% – registra la frazione dell’organico in cima alla graduatoria, pari a quasi il 42% del totale raccolto, mentre seguono la carta e il cartone, con quasi il 25%, il vetro, poco più dell’11% e la plastica, quasi l’8%. A livello provinciale domina la provincia di Caltanissetta, 36,3%, seguita da Trapani, 31,2%. Agrigento si attesta al 24,5%, Catania al 23,2%, Ragusa al 21,6% e Messina al 20,8%. Palermo, Siracusa ed Enna si attestano al di sotto del 20%. Stando agli ultimi dati aggiornati ad agosto dell’anno in corso dall’Osservatorio della Regione, la raccolta sarebbe a circa il 33%. Numeri da confermare il prossimo anno, ma comunque lontani dalla media nazionale e meridionale.
 
LA GESTIONE:
IMPIANTI E DISCARICHE
Non basta la differenziata, perché differenziare senza riciclare è perfettamente inutile. Eppure in Sicilia ci sono soltanto 37 impianti che gestiscono i rifiuti urbani, tra cui ben 9 sono discariche. Il resto si distribuisce tra 17 impianti di compostaggio, un impianto di digestione anaerobica e 10 impianti di trattamento meccanico biologico. Ancora il 73% dei rifiuti urbani prodotti è smaltito in discarica, una riduzione dell’11% rispetto alla scorsa rilevazione anche in considerazione del fatto che i rifiuti smaltiti sono precedentemente sottoposti ad operazioni di trattamento preliminare finalizzate a migliorarne la stabilità biologica e a ridurne il volume. “La quasi totalità dei rifiuti indifferenziati prodotti – si legge in un focus dell’Ispra sulla Sicilia –, viene gestita dagli impianti di trattamento meccanico biologico (98,2%) che sono impianti di trattamento intermedio che producono ulteriori rifiuti e necessitano di ulteriori infrastrutture a valle per chiudere il ciclo”.
 
UN FUTURO
NON ENERGETICO
Il recente report Was 2018 “Il waste management tra industria e policy, la sfida della regolazione” ha evidenziato il gap infrastrutturale esistente in Italia, sottolineando l’esigenza dei termovalorizzatori, almeno in Sicilia, anche in caso di riduzione della produzione. I tecnici hanno stimato per la Sicilia, considerando una stima al 2030 e uno scenario a bassa produzione di rifiuti, una capacità di smaltimento nei termovalorizzatori pari a circa un milione di tonnellate.
Una cifra che supera anche la previsione dei tecnici del passato Governo che, in seguito allo Sblocca Italia (Legge 164/2014), in particolare nell’articolo 35 che individuava “il fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”, avevano fissato in circa 700 mila tonnellate il quantitativo da assegnare agli impianti di valorizzazione energetica isolani.
 
IL PIANO DELLA REGIONE
La Regione lavora ai nuovi impianti. Secondo indiscrezioni dei giorni scorsi, il nuovo Piano, che sarà presentato ufficialmente entro la fine dell’anno, prevede 21 nuovi impianti per puntare all’autonomia gestionale nel giro del prossimo triennio, evitando così lo spettro dell’esportazione in seguito al rischio saturazione delle discariche siciliane che in più di un’occasione ha prodotto emergenze sul territorio. Queste strutture saranno dedicate al compostaggio, quindi all’azione di trasformare la frazione umida dei rifiuti solidi urbani in compost. Non si rinuncia, nel complesso, alle discariche che saranno comunque ampliate, anche se verrà ridotto progressivamente l’afflusso dei rifiuti. A Bellolampo, ad esempio, la sesta vasca, in deroga ai limiti volumetrici, potrà essere operativa fino al marzo del 2019, ma si prevede comunque la settima vasca che aveva ricevuto il via libera lo scorso luglio.
 
Il peso dei grandi Centri nel gioco delle percentuali
PALERMO – I grandi centri pesano come macigni sul futuro del sistema rifiuti isolano. Lo ha ricordato, senza mezzi termini, anche il presidente Nello Musumeci nel corso della presentazione del rapporto sul primo anno di Giunta. In particolare, è stato messo in evidenza il ritardo accumulato dalle tre città metropolitane, dove la differenziata raggiunge un valore compreso tra il 9 e l’11%, e rivendicato anche il lavoro portato avanti dall’attuale Amministrazione. Ma la Regione punta molto più in alto: secondo Musumeci c’è una proiezione che vede l’Isola al 50 per cento ragionevolmente entro un anno.
 
Allargando il raggio di analisi all’insieme, il governatore ha voluto ricordare la mancanza di impianti dovuta all’assenza di uno strumento di pianificazione. Si tratta del celebre piano dei rifiuti che, annunciato per dicembre, potrebbe essere puntualmente deliberato già in questa settimana.
 
Sul fronte dell’emergenza, Musumeci ne ha voluto ricordare l’esistenza fin dal 1998, quando fu Capodicasa a chiedere e ottenere un’ordinanza per poteri straordinari. Un percorso che è andato avanti, con specifiche differenze, per vent’anni, anche se oggi – ha sottolineato il governatore – è stata ottenuta un’ordinanza solo per sei comuni e senza poteri speciali.