Il paladino Orlando contro il razzismo: è riuscito infatti a creare in tutt’Italia una fronda contro il Decreto sicurezza sospendendone alcuni articoli e si è tirato dietro i sindaci di Napoli – che peraltro è un magistrato -, Firenze, Parma e l’amministrazione di Milano, e a coinvolgere l’Anci, che ha sollecitato un tavolo di confronto chiedendo ascolto dal Governo.
Il sindaco di Palermo ha bloccato nel proprio Comune gli effetti del decreto sicurezza ordinando ai dirigenti dell’anagrafe di continuare a iscrivere nel registro dei residenti i migranti con regolare permesso di soggiorno. Così facendo ha aperto un duro scontro con il capo della Lega nord Matteo Salvini, "padre" del provvedimento.
Il ministro degli Interni, che ha costruito il proprio consenso proprio sul sentimento di neanche troppo sottile razzismo – "Prima dobbiamo pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati… poi salveremo anche il resto del mondo" -, ha tentato prima di sottovalutare la cosa ("Con tutti i problemi che ci sono a Palermo…), poi, di blandire Orlando ("Vuoi disobbedire? Disobbedisci, non vi mando l’esercito"), infine ha cercato tra i sindaci appoggi per la sua legge "di buon senso e civiltà" trovandola soltanto in quelli della Lega nord e in quello di Ascoli Piceno Castelli, da sempre di destra e con una posizione pregiudiziale nei confronti dei migranti.
Alla fine è sbottato affermando che i sindaci "disobbedienti" dei loro atti "ne risponderanno legalmente".
Ma Orlando ha spiegato: "Siamo di fronte a un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di ‘razziale’" ed "è disumano, perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale".
La questione, dunque, è prima di tutto giuridica, con buona pace della ministro Giulia Bongiorno, e lo sottolinea anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: "il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari" ma "bisogna capire qual è il percorso".
Altrettanto netto il sindaco di Napoli, l’ex magistrato Luigi De Magistris: "La legge sulla sicurezza targata Salvini è palesemente incostituzionale in alcuni punti e non si può attendere che sia dichiarata tale. Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata".
"Noi sindaci uniti e leali alla Costituzione – ha concluso – vogliamo dimostrare che le persone sono tutte uguali senza distinzione di provenienza etnica, di razza o di colore della pelle".
"Quello del sindaco di Palermo – ha detto Nicola Fratoianni di Leu – è un atto di rispetto nei confronti della Costituzione della nostra Repubblica ed è ora di dire la verità sulle norme inutili e feroci del governo Salvini".
E il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ha rimarcato la necessità di "porre rimedio a norme confuse scritte solo per l’ossessione di fare propaganda e che producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti".
"È evidente, a questo punto – ha concordato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro – l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone".
E il sindaco di Firenze Dario Nardella ha sottolineato, "Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario".
Ma non soltanto da sinistra si sono levate voci per arrivare a sbrogliare la matassa: persino un vecchio "nemico" politico di Orlando ha sposato la causa, ossia Gianfranco Micciché, commissario di Forza Italia in Sicilia, che, come presidente dell’Ars, ha dichiarato: "Proporrò al Parlamento siciliano una giornata di dibattito sull’argomento".
Intanto il segretario del Pd in Sicilia, Davide Faraone, ha invitato i segretari provinciali dem e gli amministratori locali nell’isola ad applicare anche nei loro comuni il "modello Orlando".
Anche sindacati e associazioni si sono schierati con la scelta del sindaco di Palermo e di molte altre città italiane.
"La decisione di non applicare il cosiddetto decreto Salvini -ha detto la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci – è giusta e necessaria per i diritti e per la sicurezza di tutti. Per questo siamo al fianco del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e di tutti gli altri sindaci indisponibili ad osservare norme palesemente discriminatorie, contrarie ai principi costituzionali, irrispettose dei diritti umani e che creano caos nelle città e nei territori".