Palermo – Consiglio, “insabbiata” la mozione sull’Anagrafe pubblica degli eletti

PALERMO – Un’anagrafe pubblica degli eletti per rendere trasparente il Palazzo di città. Cosa buona e giusta, si dirà. Peccato, però, che la mozione che ne prevede l’istituzione attenda da due anni di essere discussa dagli inquilini di Sala delle Lapidi. Primo firmatario ne è Aurelio Scavone, consigliere comunale dell’Italia dei valori, che ora parla di tentativi di “insabbiamento” della proposta.
“Anch’io sono per la trasparenza – replica il presidente del Consiglio comunale, Alberto Campagna – e per questo motivo ho dato la mia disponibilità a che la mozione venga discussa. Poi, gli ordini del giorno dipendono anche dai capigruppo”.
“Le chiacchiere stanno a zero – ribatte Scavone, che ricorda come la mozione fosse stata firmata anche da alcuni consiglieri di centrodestra – il presidente del Consiglio comunale può mettere una mozione all’ordine del giorno, che poi può anche essere bocciata. La verità è che c’è solo voglia di mantenere tutto sotto silenzio”.
Nello specifico, la mozione impegna il sindaco a pubblicare sul sito internet del Comune entro sei mesi dalla sua adozione tutte le informazioni relative a consiglieri e assessori: stipendio, rimborsi e gettoni di presenza percepiti a qualsiasi titolo dall’ente, dichiarazione dei redditi e interessi finanziari dall’anno che precede l’assunzione dell’incarico fino a quello successivo, la dichiarazione dei finanziamenti e benefici ricevuti, il registro delle spese comprese quelle di segreteria, nonché, per i consiglieri, gli atti presentati con l’iter fino alla loro conclusione e il quadro delle presenze ai lavori dell’istituzione di cui fanno parte, con i voti espressi all’interno della stessa.
Contestualmente, i firmatari del testo chiedono al presidente dei consiglieri di attivarsi perché l’assemblea posso adottare nuovi regolamenti o comunque apportare quelle le modifiche che rendano possibile la diffusione telematica in formato aperto, non solo dell’anagrafe degli eletti, ma anche di tutti i documenti finanziari del Comune, dei bandi con gli esiti di gara, dell’elenco degli immobili di proprietà dell’ente con la loro destinazione d’uso, oltre alle delibere e a tutti gli atti presentati dai consiglieri con il relativo iter, senza dimenticare tutta la gamma di informazioni sugli incarichi esterni affidati. Il Palazzo, però, non è ancora di vetro.
 


Trasparenza. Le disposizioni che andrebbero eseguite
 
PALERMO – “Tutti gli atti dell’amministrazione comunale e provinciale sono pubblici, ad eccezione di quelli riservati per espressa indicazione di legge o per effetto di una temporanea e motivata dichiarazione del sindaco o del presidente della Provincia”. È quanto dispone l’art. 10 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Anche il regolamento del Consiglio comunale assicura ai cittadini il diritto all’informazione: “L’azione amministrativa del Comune, delle Aziende e degli Enti dipendenti dal Comune deve svolgersi secondo criteri di partecipazione dei cittadini e delle formazioni sociali ai procedimenti amministrativi, nonché secondo criteri di imparzialità, razionalità ed immediatezza nelle procedure, al fine di realizzare il buon andamento e l’efficienza dei servizi. Il Comune, inoltre, deve svolgere le proprie funzioni osservando, salvo che la legge non disponga altrimenti, il principio della pubblicità dei propri atti in ogni fase del procedimento amministrativo” (art 71).