Pagamenti, le imprese siciliane ancora le più ritardatarie

PALERMO – “Tra luglio e settembre si registra una battuta d’arresto nella lunga fase di miglioramento delle abitudini di pagamento delle imprese italiane, in atto ormai da cinque anni”. Lo scrivono gli esperti del Cerved nell’ultimo rapporto “Protesti e pagamenti delle imprese” che è stato rilasciato nelle scorse settimane in riferimento al terzo trimestre dello scorso anno. In questo quadro, la Sicilia è un’eccezione positiva, avendo fatto registrare, in riferimento alle imprese protestate, una contrazione del 6% tra il terzo trimestre del 2017 e il corrispondente periodo dello scorso anno, anche se restano ancora i più elevati d’Italia i dati relativi ai tempi di pagamento con più del 10% delle imprese che registra in media ritardi di oltre due mesi.
 
A livello nazionale, è tornato a crescere il “numero di società con almeno un assegno o una cambiale protestata” mentre “parallelamente, si ferma la riduzione dei tempi di liquidazione delle fatture e dei ritardi nelle transazioni commerciali tra le imprese”. I dati rilasciati dagli archivi Cerved dicono che nel “terzo trimestre del 2018 sono state protestate 7.656 imprese non individuali, il 7,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2017, quando era stato toccato un minimo in tutta le serie storica considerata”.
 
In prima linea ci sono le costruzioni (+12,9%) e i servizi (+9%), mentre si contrae la tendenza relativa all’industria nel suo complesso. Andando nel dettaglio, bollino rosso per l’automotive (+28%), la meccanica (+8,1%) e la chimica (+14%). A livello di macroarea, il peggioramento ha toccato tutto il Paese, con punte decise nel Mezzogiorno dove si è registrata una crescita delle imprese protestate pari al 5,3%. Dall’altra parte della barricata si colloca il Nord-Est, area in cui il fenomeno, al contrario, è meno diffuso.
 
Le informazioni sono tratte da Payline, il database di Cerved che comprende informazioni sulle abitudini di pagamento di oltre 3 milioni di imprese italiane. I dati dicono che, dopo sei anni, nel “terzo trimestre del 2018 si è arrestato il miglioramento delle abitudini di pagamento delle imprese”. I numeri in dettaglio svelano che, in media, le aziende italiane hanno pagato i fornitori in 71,7 giorni, con ritardi di 13,1 giorni rispetto alle scadenze, confermando il dato dello scorso anno. “I ritardi – dicono dal Cerved – sono cresciuti tra le PMI, da 10,9 a 11 giorni, tra le società che operano nei servizi (da 14,7 a 15 giorni) e nel Mezzogiorno (da 19,7 a 20,2 giorni)”.
 
In Sicilia l’incidenza dei protesti vale lo 0,41% (imprese con almeno un protesto nel trimestre), anche se complessivamente è positiva la tendenza relativa alle imprese protestate (-6% sul trimestre dell’anno precedente). Emergono difficoltà in relazione ai pagamenti: “i dati regionali confermano il quadro di una Penisola spaccata a metà, con una presenza di aziende in grave ritardo oltre i livelli di guardia in Sicilia (11,7%), in Calabria (11,5% e in ulteriore aumento ), in Sardegna (9,1%), in Campania (8,7%) e in Puglia (8%)”. Al contrario, le regioni più virtuose risultano Veneto (3,6%), Trentino Alto Adige (3,9%) e Lombardia (3,9%).
 
Nel complesso, tuttavia, la buona notizia è che diminuisce, seppur di un irrisorio 0,1%, l’andamento dei gravi ritardi per la Sicilia, anche se resta pari all’11,7% la quota delle imprese isolane con ritardi medi di oltre due mesi.