Carvertising, auto gratis o quasi

ROMA – In Italia si sta diffondendo sempre più il fenomeno del carvertising. Ma che cos’è?
Carvertising nasce dall’unione tra le parole “car” e “adversiting”, vale a dire rispettivamente auto e pubblicità ed è un sistema molto diffuso negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei.
Il servizio nasce appunto in America ed è diventato virale grazie ad un’applicazione (non ancora disponibile in Italia) per smartphone chiamata “Wrapify” ideata da James Heller.
 
Il carvertising rappresenta l’ultima frontiera del marketing e dell’economia condivisa e può essere un’interessante opportunità di risparmio per chi cerca un’auto nuova ma fa i conti con budget ristretti per potersela permettere.
Si tratta dunque di un servizio che permette ai clienti di avere una macchina gratis o quasi, a patto di rispettare una serie di vincoli, principalmente quello di applicare sulla carrozzeria della vettura dei banner pubblicitari.
 
Nessun limite di tempo nell’utilizzo del veicolo, rimborso totale o parziale del prezzo, un contributo per l’assicurazione Rc-auto e rimborsi per il carburante (di circa 50 euro) sono alcuni dei vantaggi del servizio, ma ci sono anche dei limiti: prima di tutto non si può comprare l’auto che si preferisce, ma solo scegliere tra determinati modelli, acquistabili presso concessionari convenzionati, e il bollo è a carico del cliente.
 
Il rimborso del prezzo potrebbe essere solo parziale (fino a massimo 9.500 euro) perché dipende dall’auto scelta (di norma chi mette a disposizione questo servizio pone un tetto massimo di rimborso che potrebbe non coprire l’intera spesa di acquisto).
Questo rimborso si ottiene poi attraverso delle rate spalmate in 5 anni, che vengono bloccate se il cliente trasgredisce i suoi doveri, come ad esempio alterando, danneggiando o modificando i banner pubblicitari apposti sul veicolo.
 
Un’altra condizione che regola l’accordo è il wrapping: periodicamente, in linea di massima ogni mese, il cliente dovrà recarsi da un carrozziere convenzionato per far apporre sulla carrozzeria la pubblicità delle aziende che, di volta in volta, acquistano lo spazio pubblicitario. Il costo di questa operazione è a carico totale dell’automobilista, circa 100 euro a cadenza mensile per i 60 mesi di durata del contratto.
 
Nell’era dei social anche una foto può essere fonte di marketing, infatti, l’utente che ha comprato l’auto con le modalità del carvertising deve poi postare un certo numero di foto o selfie (due a settimana) con il veicolo durante le sue attività quotidiane. Deve girare molto, soprattutto in città, in modo che il messaggio pubblicitario abbia la giusta visibilità e parcheggiare in luoghi visibili, in modo che anche durante la sosta l’auto sponsorizzata svolga in pieno la sua funzione di pubblicità.
 
Alla scadenza del contratto l’auto sarà libera dai banner pubblicitari e si potrà anche lasciare in garage. Fino a quel momento, però, sarà di proprietà dell’azienda di marketing. Sarà quindi meglio accertarsi e controllare che un’assicurazione copra dall’eventuale fallimento e garantisca che non si perdano auto e soldi investiti.
 
Infine occhio alle truffe. Esistono, infatti, formule di carvertising che addirittura offrono un’auto gratis in cambio del versamento di una quota di iscrizione. In questo caso il sospetto che dietro l’offerta allettante si nasconda la truffa è reale.
Una regola fondamentale da seguire per evitare i raggiri, in ogni ambito, è che non si deve mai pagare per una promessa di guadagno.