Tre persone sono state poste agli arresti domiciliari dal Gip di Catania, su richiesta della locale Procura distrettuale, nell’ambito di indagini del Nucleo di Polizia economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania su professionisti e dipendenti infedeli di Riscossione Sicilia nell’ambito di un’operazione denominata "Gancio".
Per altri tre indagati sono state disposte misure interdittive.
Sono accusati, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo ad un sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio.
Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono due avvocati catanesi, di cui uno già dirigente in pensione della Serit (oggi Riscossione Sicilia Spa), e tre funzionari attuali dipendenti dell’Ente di riscossione regionale di Catania e Messina.
Sono complessivamente 26 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta, scaturita da un esposto presentato dall’ex amministratore unico dell’Ente, Antonio Fiumefreddo.
Oltre ai destinatari dell’odierno provvedimento cautelare, eseguito dalle Fiamme gialle, sono indagate altre venti persone, compresi dipendenti pubblici di Riscossione Sicilia e di altre amministrazioni.
Per loro la Procura di Catania aveva avanzato richiesta di misura interdittiva. Il Gip Giovanni Cariolo si è riservato di decidere dopo che li avrà interrogati.
Agli arresti domiciliari sono stati posti: l’avvocato Sergio Rizzo, di 75 anni, pensionato già dirigente della Serit (oggi Riscossione Sicilia Spa), che, "seppur privo di autonoma posizione fiscale e contributiva, ha esercitato la professione legale anche presso il proprio domicilio"; suo figlio Settimo Daniele, di 40 anni, avvocato civilista e tributarista che "collaborava con il padre nelle illecite attività"; e Claudio Bizzini, di 66 anni, già dipendente di Riscossione Sicilia in pensione, anch’egli sconosciuto al Fisco per la sua attività di consulente.
Disposta, inoltre, disposta la misura interdittiva della "sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio" nei confronti di tre funzionari di Riscossione Sicilia: Rosario Malizia, di 54 anni, addetto al settore contabilità versamenti e rendicontazione nella sede di Messina; Giovanni Musumeci, di 61 anni, responsabile delle procedure cautelari ed esecutive a Catania; e Matilde Giordanella, di 67 anni, addetta al settore notifiche a Catania.
Tra gli indagati ci sono anche due dipendenti dell’Inps e un conservatore della camera di commercio di Catania.
I primi due, secondo l’accusa, si sarebbero attivati per "reperire una serie di informazioni sulla situazione fiscale e contributiva di clienti dello studio Rizzo".
Il conservatore avrebbe invece dato "disposizioni affinché si effettuassero, senza alcuna richiesta formale e senza rispettare la procedura prevista, accessi al sistema informatico della Camera di commercio di Catania per reperire visure camerali ed effettuare una cancellazione del registro delle imprese per un cliente dello studio Rizzo".
Nelle 60 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare il Gip Giovanni Cariolo parla di "ingiustificate e intollerabili situazioni di privilegio in favore di alcuni professionisti che hanno ottenuto vantaggi nella loro attività".
Per il procuratore Carmelo Zuccaro dall’inchiesta emergono "episodi di asservimento a interessi privati che hanno determinato anche una inefficienza nella pubblica amministrazione".
Le indagini dell’operazione sono basate su intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche, l’acquisizione di documenti in sedi di Enti pubblici e su accertamenti bancari.
Hanno svelato "l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito clientelare gestito dall’ex direttore della Serit in pensione, Sergio Rizzo, ai domiciliari, che riusciva ad acquisire, attraverso canali preferenziali alimentati dall’assoluta e costante disponibilità dei dipendenti di Riscossione Sicilia destinatari della misura cautelare, informazioni utili alla cura degli interessi della clientela dello studio del figlio Settimo Daniele, il tutto in violazione dei regolamenti interni all’Ente di riscossione regionale".
Il tutto con tempi velocissimi rispetto ai canali tradizionali, grazie al pagamento oscillante tra i 15 e i 70 euro a informazione da parte di dipendenti infedeli.
E questo, in particolare, afferma l’accusa, nel periodo della "rottamazione delle proprie cartelle esattoriali" che arrivavano "entro il termine fissato dalla legge" a svantaggio di altri contribuenti per "il rilevante numero di richieste giacenti".
"Sergio Rizzo – ricostruisce la Procura di Catania – poteva contare sul totale asservimento dei dipendenti di Riscossione, Rosario Malizia e Giovanni Musmeci, i quali hanno beneficiato di varie utilità in denaro, della fornitura di beni e di posti di lavoro a vantaggio di propri familiari".
Quando Rosario Malizia riceve tv e climatizzatori per un valore di 5mila euro per un B&b di un familiari al telefono, intercettato dalla Gdf, afferma di meritarselo il dono in quanto, dice, "è il minimo che potesse fare dopo una vita… anni di sacrifici, di notte, di giorno, con l’acqua, con la neve".
L’impiego in un centro di fisioterapia per un familiare di Giovanni Musmeci dove avrebbe svolto un’attività di tirocinio per 4 ore giornaliere a fronte delle 6 ore che avrebbe falsamente attestato viene commentato così dal beneficiario: "il miracolo lo ha fatto nel senso che, piuttosto che due anni, il tutto si riduce a un anno".
Per la Procura dalle indagini del Pef della Gdf emerge che "alcuni funzionari di Riscossione Sicilia hanno, nei fatti, operato alle dipendenze di uno studio legale privato non servendo più l’interesse pubblico".
Fiumefreddo ha ringraziato la Procura di Catania sottolineando come "L’azione della magistratura catanese e l’attività investigativa della Guardia di Finanza" abbiano fatto emergere "una rete potente e non solo catanese che ha avuto un ruolo, insieme ad altri, nella mia estromissione dalla partecipata che ho guidato per due anni".
"Oggi giustizia è fatta – ha concluso -, con l’auspicio che a Riscossione non si ricostituiscano gruppi e comitati per riportare tutto a come e peggio di prima".