PALERMO – Questa settimana la storia infinita dell’anello ferroviario di Palermo ha registrato l’ennesima puntata con l’annuncio choc dello stop ai lavori da parte della Tecnis, poi tornata sui propri passi dopo l’intervento a gamba tesa delle Ferrovie dello Stato.
Lo snodo cruciale resta la cessione del ramo d’azienda delle costruzioni, incarico che tiene impegnato ormai da mesi il commissario straordinario Saverio Ruperto. Senza il passaggio di proprietà sarà impossibile sperare in un’accelerazione dei lavori, che già viaggiano a passo di lumaca (con circa due anni di ritardo). A Palermo la Tecnis è impegnata nei cantieri Politeama, via Emerico Amari, viale Lazio e porto. Mercoledì però Ruperto aveva fatto esplodere la bomba, gettando nel panico l’Amministrazione comunale: visto che prima della pausa festiva di Natale il commissario aveva portato a termine la fase di raccolta delle offerte di acquisto dei complessi aziendali e aveva individuato le società che potrebbero rilevare il ramo d’azienda costruzioni, sottoponendo al ministero dello Sviluppo economico le proprie valutazioni, i lavori sarebbero stati fermati “in attesa che si concluda a breve la fase di valutazione del ministro per poter proseguire con l’aggiudicazione provvisoria e la successiva vendita del ramo d’azienda”.
La reazione del sindaco Leoluca Orlando era stata rabbiosa: “Tutto questo è inaccettabile e non è più possibile che questa opera, che è certamente utile e importante per la mobilità a Palermo, continui a restare una eterna incompiuta. Mi auguro che il ministro Di Maio si muova, quantomeno per rispettare le promesse fatte dai suoi rappresentanti locali in campagna elettorale. La Tecnis pensi alle necessità dei cittadini e dei commercianti di Palermo e riprenda subito il lavoro in via Amari e a Piazza Castelnuovo, senza aspettare i pareri del governo nazionale”.
Anche Italferr era intervenuta subito definendo “inaccettabile” la dichiarazione di sospensione perché “le vicende legate alla procedura di vendita non possono certo legittimare l’appaltatore a decidere, a proprio piacimento, se e quali lavori sospendere o portare avanti”, aveva dichiarato il direttore dei lavori Francesco Zambonelli. “Gli obblighi e le responsabilità assunte non sono venuti meno in conseguenza dell’avvio della procedura di amministrazione straordinaria che ha interessato la società, la quale pertanto rimane obbligata a proseguire le lavorazioni. Ciò tanto più se si considerano gli sforzi assunti da Rfi attraverso l’attivazione della procedura di pagamento diretto dei crediti dei subappaltatori”. Italferr aveva immediatamente inviato alla Tecnis una diffida ordinando “l’immediata ripresa delle lavorazioni su tutte le aree di cantiere”.
Istantanea anche la reazione dei sindacati: i segretari provinciali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Ignazio Baudo, Paolo D’Anca e Piero Ceraulo si erano definiti “interdetti” dall’annuncio di Ruperto visto che “non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale sul fermo del cantiere. Interrompere il cantiere significa mettere Rfi in condizione di rescindere il contratto. E per noi va garantita la continuità produttiva”. Baudo, D’Anca e Ceraulo si erano anche detti “pronti a muoverci con una mobilitazione per portare avanti le nostre rimostranze. I ritardi della vendita non possono essere scaricati sui lavoratori con il fermo del cantiere”. Anche per loro, insomma, lo stop ai lavori sarebbe stato “inaccettabile”.
Il pressing congiunto di Amministrazione comunale, Rfi e parti sociali pare aver funzionato, perché nella stessa serata di mercoledì è arrivata la retromarcia di Ruperto, che in una nota ufficiale ha fatto sapere che “in conseguenza del protrarsi del procedimento di autorizzazione alla vendita dei complessi aziendali da parte del ministro, consapevole dei disagi che una interruzione prolungata potrebbe comportare per la città, ho disposto la ripresa dei lavori nelle aree sensibili di via Amari, area 5, e piazza Castelnuovo, area 7”. Più incerta la situazione per l’area 3, quella del porto, che comunque l’Italferr considera “indispensabile”. In ogni caso la Tecnis “riprenderà la propria produzione il 21 gennaio (ossia lunedì, nda) dopo aver completato le necessarie attività di approntamento del cantiere”. Termine, quello del 21 gennaio, ribadito in una successiva nota anche da Rfi.