Termovalorizzatori, Regione come Pilato: se ne lava le mani. Patata bollente agli Ato

PALERMO – La Regione non esclude la termovalorizzazione, anche se i tempi di programmazione saranno lunghi – verosimilmente almeno sette anni – e l’applicazione demandata ai soggetti Ato o a quelli che comunque saranno deputati a operare sul territorio in seguito alla riforma del sistema di gestione e ai dettami contenuti nel nuovo piano dei rifiuti. Lo si legge proprio nel documento che è stato messo a disposizione, già dalla fine di gennaio, sul sito del dipartimento dell’acqua e dei rifiuti per l’avvio della procedura Vas (Valutazione ambientale strategica).
 
Ci sono diversi passaggi sul rapporto tra rifiuti ed energia. In generale, si legge all’interno del Piano che l’obiettivo dell’incenerimento è “sostanzialmente la riduzione della quantità dei rifiuti da abbancare in discarica, inoltre, in questo modo si conferiscono in discarica rifiuti inertizzati”, permettendo di ridurre il volume dei rifiuti a un decimo, mentre il peso si riduce a un terzo. L’energia del processo di incenerimento può essere “utilizzata in forma di energia elettrica e calore”, in particolare per l’incenerimento dei rifiuti urbani la “tecnologia più consolidata è rappresentata dai forni a griglia”. Precisazioni, nel documento regionale, anche sui limiti di emissioni e sul rendimento energetico di questi impianti che sono regolati sempre dal D.Lgs. n.152/2006.
 
Tra gli obiettivi del Piano, si prevede che la Regione siciliana, entro i prossimi cinque anni, effettuerà le “valutazioni ambientali (ecobilancio), tecniche, economiche e di potenzialità di innovazione, fermo restando che (se e allorquando sarà entrata in vigore la nuova disciplina sulla governance) i soggetti deputati alla realizzazione del Piano saranno gli Ato o chi per essi”.
 
Il recupero energetico, del resto, è contemplato anche dalla direttiva comunitaria 98/2008: all’art. 4 è inserita all’interno delle gerarchie dei rifiuti sebbene, si legge nel piano, “il recupero energetico non possa sostituire il recupero del materiale o il risparmio di risorse”. La regione si impegna entro i “prossimi sette anni a valutare un sistema sinergico di gestione dei rifiuti residui, individuando i sistemi di pretrattamento più idonei, le volumetrie necessarie e i siti alternativi per la realizzazione delle discariche o di altri impianti di smaltimento e/o di recupero energetico”.
 
Un passaggio fondamentale anche per ridurre l’abbancamento in discarica – pari a circa l’80% del totale dei rifiuti urbani prodotti in un anno (dati Ispra riferiti al 2017) – con i siti a rischio saturazione: “Il sistema di discariche – si legge – trova il suo esaurimento nel momento in cui le discariche già in essere e quelle in via di realizzazione (capacità massima di riserva in mc) verranno saturate dal rifiuto indifferenziato loro avviato”.
 
Restano pertanto imprescindibili, considerando che tra il 2017 e il 2018 si dovrebbe passare da 1,8 a 1,6 milioni di tonnellate, i nuovi spazi in discarica, sebbene per il 2035 si preveda l’obiettivo massimo del 10% di abbancamento. Ad ottobre 2018, la volumetria residua dei 12 siti censiti ammonta a poco più di 3 milioni di metri cubi.