PALERMO – Volendo considerare soltanto il polo petrolchimico di Priolo, tra il gennaio del 2007 e il dicembre 2009 sono avvenuti 193 eventi “imprevisti o incidentali”, in pratica uno ogni 5 giorni.
E’ uno dei tanti passaggi dell’ultima relazione a firma di Salvatore Cocina in qualità di dirigente generale del dipartimento della Protezione civile, il quale ha rimarcato le criticità nei sistemi di sicurezza all’interno delle tre aree a grande rischio ambientale. A Priolo, in particolare, sono attivi alcuni impianti entrati in funzione 60 anni fa, che non hanno garanzie sotto il profilo antisismico. Problemi anche per le vie di fuga dopo eventuali grandi incidenti e sul monitoraggio degli agenti tossici: i dati non sono presi in tempo reale e la Protezione civile non è in grado di lanciare allarmi tempestivi.
La sicurezza negli stabilimenti industriali delle aree a grande rischio ambientale presenta ancora diversi aspetti critici. Lo dimostrano i 193 incidenti che si sono verificati fra il 2007 ed il dicembre 2009 nel polo petrolchimico di Priolo-Augusta-Melilli. A metterlo nero su bianco una relazione del Dipartimento di protezione civile, Servizi rischi ambientali e industriali di Siracusa, firmata dall’ex dirigente generale della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina. Un documento che, senza usare toni pesanti ed allarmistici, mette in luce una realtà che di per sé è preoccupante. Leggendo i dati riportati (si legga la tabella accanto) – esclusi quelli relativi agli impianti operanti nei territori dei Comuni di Siracusa ed Augusta – se si fa un rapporto col numero complessivo degli impianti attivi in Sicilia, viene fuori una cifra considerevole di incidenti avvenuti per pura casualità.
“C’è un importante considerazione da fare sul rischio incidenti – riferisce l’ingegnere Cocina – e che riguarda l’avanzata età degli impianti. Basti vedere ad esempio, che il primo nucleo del polo petrolchimico di Priolo Gargallo è stato realizzato nel 1949 ed è entrato in servizio tra il 1950 ed il 1953. Ora, parte di questi impianti sono ancora in funzione ma hanno già alle spalle quasi mezzo secolo di attività. A questo aggiungiamo poi che tali strutture, nonché tutte quelle realizzate prima del 1981-82, non sono antisismiche. Questo vuol dire che non resisterebbero al terremoto atteso nell’area. Voglio ricordare a questo proposito, se qualcuno se ne fosse dimenticato, la devastazione delle province della Sicilia Sud-Orientale provocata dal sisma dell’11 gennaio 1693. Solo per citare quello più catastrofico”.
La valutazione dei rischi, secondo l’ingegnere, non si limita a questo e va ben oltre, quando tocca il delicato tema dell’emergenza ad evento già accaduto, sottolineando “una cronica inadeguatezza infrastrutturale della viabilità di emergenza o alternativa in caso di esodo guidato”. Che per altro emerge anche dai Piani di emergenza esterna redatti con qualche difficoltà in tutto il territorio regionale, dai quali si evince che in molte realtà è insufficiente, o addirittura assente, una rete viaria idonea a consentire sia un eventuale fuga “assistita” come previsto dal D.Lgs 334/99, che il pronto intervento dei mezzi di soccorso. Spesso affidati a comandi provinciali lontani dalle aree a rischio. Le criticità non interessano soltanto i grandi poli industriali, ma anche i piccoli centri abitati, soprattutto lì dove lo stabilimento identificato a Rischio incidente rilevante è situato all’interno del tessuto urbano. In questi casi le strade comunali sono carenti e pregiudicano i tempi di pronto intervento calcolati dal Piano. A completare il quadro, la mancanza di presidi di pronto soccorso sanitario e di pronto intervento tecnico, che prevedano fra l’altro “Unità di decontaminazione” e “Posti medici avanzati”.
E questi sono solo alcuni dei molteplici problemi evidenziati dalla protezione civile. Altro fattore non trascurabile è la mancanza di un’informazione tempestiva verso gli Enti preposti ad attivare tutte le procedure di salvaguardia dell’ambiente e di tutela della salute dei cittadini. Sia nei Piani di emergenza interni, curati dai gestori, sia nei Piani di emergenza esterna, ex lege 334/99, redatti dagli Uffici territoriali di governo, si parla sempre della necessità di una comunicazione immediata degli eventi in corso. “Per gli incidenti analizzati – afferma l’architetto Biagio Bellassai, del Servizio rischi ambientali di Siracusa – abbiamo riscontrato dei ritardi anche di ore, o persino una totale assenza di comunicazioni ufficiali da parte dei gestori, soprattutto nelle aree di Milazzo e Gela, rendendo potenzialmente vano qualsiasi tipo di attività emergenziale”.
Ma non sono solo le comunicazioni degli eventi a ritardare. La relazione della Protezione civile, regolarmente protocollata, è stata inviata a tutti gli assessorati regionali di competenza tramite Posta elettronica certificata, ma a distanza di oltre un mese nessuno, stando alle dichiarazioni, l’ha ricevuta.